L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1473)

Free Lance International Press

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June 09, 2025

 

   Il placido Serein

Il Serein è il principale corso d'acqua che attraversa il distretto vinicolo di Chablis condizionandolo con il suo idro-clima. In particolare quella parte collinare posta ad Est della cittadina dove sono posizionati i vigneti classificati Grand Cru.

È lungo 188 km e, vista la modesta portata, non è navigabile. Nasce nelle colline dell'Auxois ad Arconcey e scorre verso Nord/ Nord-Ovest,  per confluire nello Yonne a Bassou.

Origine del nome: Serein è la parola francese che significa "sereno". Ciò potrebbe riflettere la natura placida del suo corso.

Siamo nella Regione Borgogna-Franca Contea, dipartimento di Yonne dove è localizzato il “vigneto” dello Chablis..

    Il Serein a Chablis

Quest’ultimo rappresenta la vocazione vinicola più settentrionale della Borgogna. Le vigne sono quasi esclusivamente composte da piante del vitigno Chardonnay, che danno un vino bianco secco rinomato per la purezza sia del suo aroma che del suo gusto.

Il clima fresco di questa regione dovuto ad un mix di circostanze (50°parallelo, mancanza di montagne e/o boschi che possano mitigare i forti venti),  produce vini con più acidità e sapori meno fruttati rispetto ai vini a base di Chardonnay prodotti nella Borgogna “classica”.

Gli Chablis hanno spesso una nota di "pietra focaia", a volte descritto come "goût de pierre à fusil" e talvolta una nota definita "metallica”.

Rispetto ai vini bianchi della Côte d’Or (Mersault, Saint-Aubin, Montrachet), lo Chablis è in media molto meno influenzato dall'affinamento in botte. Lo Chablis cosiddetto di base è vinificato in recipienti di acciaio inox. L'eventuale maturazione in botte, quando viene effettuata, è una scelta stilistica seguita solo da alcuni produttori e riguardano Premier Cru e Grand Cru.

Tutti i vigneti di Chablis sono coperti da quattro denominazioni di origine, con diversi livelli di classificazione, che riflettono le differenze del

   Paesaggio

suolo e della pendenza presenti in questa regione settentrionale. In cima alla classifica sono i vigneti, Sept Grand Cru, tutti situati su una singola collina vicino alla città di Chablis. Seguono i vigneti da cui si ottiene lo "Chablis Premiere Cru"( in totale 12 produttori) e poi le zone da cui si ottengono lo "Chablis " e il " Petit Chablis". Questi ultimi due rappresentano l'80% di tutta la produzione.

Ed il placido, silenzioso, sereno corso d’acqua Serein, partecipa attivamente al micro-clima in comunanza con la presenza della fascia di Kimmeridge, una matrice di sottosuolo di epoca giurassica nata dal compattamento sul fondale marino di gusci calcarei di ostriche. Chapeau!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Durante la rassegna CinemAlbar al Villetta Social Lab di Roma, “La solitudine di un regista” ha incantato il pubblico con la sua poesia visiva e la voce discreta dell’autore, trasformando una proiezione in un incontro profondo con la memoria, l’arte e il silenzio.

 

Non è facile dire dove abbia avuto inizio la mia emozione. Forse in quel buio lieve della sala, o nello sguardo assorto di chi sedeva accanto a me. Qualcosa, senza far rumore, mi ha preso per mano e mi ha condotta dentro una storia che sembrava voler sussurrare, più che parlare.

Quel 23 maggio, al Villetta Social Lab di Roma, ho assistito a qualcosa che non era soltanto una proiezione ma un incontro. Con una città, con un autore, con una memoria che mi apparteneva più di quanto credessi.

La rassegna CinemAlbar, curata e organizzata con dedizione da Saverio Piunno, la cui accoglienza, discreta e calorosa, ha creato uno spazio autentico di ascolto, ha aperto la serata con La solitudine di un regista, un cortometraggio indipendente scritto, diretto e interpretato da Renato Pagliuso, durante il tempo sospeso del 2022.

Pagliuso ha introdotto la sua opera con compostezza e misura, scegliendo di affidare alle immagini ciò che le parole non potevano dire.

Lo guardavo mentre parlava: sembrava quasi volersi ritrarre, come chi sa che ciò che conta davvero non è detto con la voce, ma lasciato accadere nel silenzio.

Girato nei giorni immobili della pandemia, il film non racconta, evoca, suggerisce. È narrato dalla voce del protagonista stesso, una voce interiore, sottile e discreta, che si intreccia come un filo invisibile lungo tutta la pellicola. Non guida bensì accompagna, apre varchi, illumina i bordi, lascia spazio allo sguardo.

Forse è proprio da lì che nasce questa visione: da un’infanzia silenziosa, nutrita di immagini e luce più che di parole. Un bambino che, invece di raccontare, proiettava e cercava nell’ombra il volto segreto delle cose. Quel bambino, oggi regista, attraversa la città come chi cerca qualcosa che ha perduto e che forse non ritroverà mai. Eppure ogni passo è necessario, ogni silenzio custodisce un gesto, ogni inquadratura diventa un altare laico dedicato alla memoria.

Il viaggio inizia nel silenzio della notte. Il protagonista, lo stesso regista, cammina per le strade vuote, alza lo sguardo e fotografa le stelle. Ciascuno scatto è un frammento di memoria, un attimo catturato nella vastità del cielo.

Poi si ferma davanti a un vecchio cinema chiuso, dove locandine di film antichi giacciono in disordine e, con mani lente e rispettose, le riattacca alle pareti consunte, come a voler restituire dignità a quei volti e a quelle storie perdute. Dal passato, emergono le voci di quei film, le frasi più celebri, sospese nell’aria come un’eco lontana.  Questo appare senza dubbio un passaggio intimo, in cui la solitudine del regista diventa la solitudine del cinema stesso, quando nessuno assiste più.

Nel cuore del tragitto, trova per terra un carillon a manovella e, sollevandolo con cura come si raccoglie un oggetto sacro, lo suona. Ad un tratto, tra le ombre di un vicolo stretto, appare una donna che balla con lui, lieve, quasi irreale. Potrebbe essere la morte, un sogno o, forse, è entrambe le cose. In quell’abbraccio danzante si concentra il mistero della creazione: l’incontro con ciò che non si può afferrare, ma si può solo evocare.

L’ultima scena mi ha sorpresa. L’ho sentita addosso. Il regista è seduto su una scalinata, all’alba, con la cinepresa accanto, come un’amica fedele. Non parla, non agisce. Poi compie un gesto semplice e potente: filma se stesso mentre mangia un pezzo di pane. Un gesto che evoca una memoria paterna, un’affezione che va oltre le immagini. In quell’istante, l’autoritratto si completa, con umiltà e verità.

La solitudine di un regista non cerca effetti, non chiede applausi poiché è una lettera d’amore scritta con la luce, una dichiarazione di fedeltà al cinema come linguaggio dell’anima. È, ancora di più, la testimonianza di un uomo che non ha mai smesso di guardare, nemmeno quando il mondo sembrava spento.

E io, seduta tra il pubblico, quel battito l’ho percepito e l’ho riconosciuto, perché anche a me, in quel buio condiviso, è sembrato che qualcosa tornasse a vivere.

In quella sera di maggio, tra le voci di chi ama il cinema e i sussurri del vento, il corto di Renato Pagliuso ha aperto una porta e non su una memoria da raccontare ma su una storia da sentire.

E, forse, è proprio questo che il cinema, nel suo gesto più puro, continua a fare: non illumina solo lo schermo, ma l’anima di chi guarda.

La solitudine di un regista ha ricevuto un importante riconoscimento con la premiazione come Miglior Cortometraggio al concorso "Sergio Pastore", tenutosi nel 2022 alla Casa del Cinema di Roma. Un premio alla sua prima edizione, istituito per onorare la libertà degli autori e degli interpreti nel cinema indipendente, in memoria del regista calabrese Sergio Pastore.

Un riconoscimento che conferma la forza dell’opera di Pagliuso, capace di trasformare visione e interiorità in un linguaggio universale e profondamente umano.

June 02, 2025

 

Paolo Cassina è celebre per aver partecipato a Invisibili (2022)Sono dove non sono (2010) e Miami Beach: Un giorno ad Art Basel e dintorni (2014) e Tiziana Alterio, giornalista d'inchiesta indipendente, scrittrice e attivista, fondatrice e direttrice, per otto anni, della testata giornalistica “IlMediterraneo.it”, hanno deciso di realizzare un nuovo ambizioso film che, partendo da una forte critica al modello globalista, porti alla luce storie di coloro che, eroicamente, stanno costruendo una Nuova Umanità. Li aiuteranno grandi esperti italiani ed internazionali.

Con le loro forze sono riusciti a girare quasi un terzo del film, ora c’è bisogno del sostegno di noi tutti per arrivare fino alla fine. Questo film sarà patrimonio di tutti coloro che crederanno nell’urgenza di costruire un nuovo mondo possibile. Dobbiamo metterci in cammino, adesso. Tutti insieme!

 

 Per il trailer e sostenere il film: www.ilgranderisveglio.it

 

"LE BORSE DI ERME" 

Sobrietà e fantasia..

Eleganza e semplicità...

Un caleidoscopio versatile per tanti gusti ed occasioni.

Niente viene trascurato od omesso nei lavori artigianali della nostra stilista Ermelinda Capra.

"Le borse di Erme"raffinate e compatte anche se fatte a mano rasentano la perfezione e superano di gran lunga il percorso multimediale dell'industria e del pret continuando  l'inespugnabile primato del made in italy.

Il bespoke raggiunge anche traguardi  inverosimili con i grandi brands.

In questa capsule collection presentata nei giorni scorsi alla Galleria Artheka a Roma l'ammirazione ha avuto un consenso totale.

Il "made to order" per i clienti più sofisticati ha contribuito al successo deli suoi manufatti rendendole questo incontro con il pubblico un'esperienza esilarante.

 

Info: Ermelinda Capra
Mobile: 3349495379
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June 01, 2025

Da Mosca, Mark Bernardini. Centotrentunesimo notiziario settimanale di lunedì 2 giugno 2025 degli italiani di Russia. Buona festa della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista. Buon ascolto e buona visione.

* Il governo di Giorgia Meloni mantiene le limitazioni sulle armi fornite all’Ucraina. Perché l’Italia contrasta la sedicente idea europea enunciata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz.

* Marco Travaglio ha superato se stesso. Godibilissimo. Già impegnatissimo, nell’ordine, a: incendiare casa, auto e altre proprietà di Starmer, mandare in black-out la Spagna, il Festival di Cannes e pure a Nizza, truccare (invano) le elezioni in Romania e (con successo) in tutti i Paesi dove vince quello sbagliato, provocare anche i più piccoli incidenti elettrici, idrici, ferroviari, navali e aerei nei più remoti angoli del pianeta, Putin colpisce ancora.

* La settimana scorsa vi ho riferito di una legge approvata di recente sulla cittadinanza italiana. In realtà, ci sono due questioni distinte, seppur accomunate dall’argomento: gli emigrati italiani all’estero (e loro discendenza), e gli immigrati stranieri in Italia.

* Ciò che osserviamo è che le autorità italiane, sin dall’inizio della crisi ucraina e già dal colpo di Stato del 2014 hanno sempre “assecondato” i leader del Majdan. E dopo il febbraio del 2022, Roma è definitivamente scivolata in una posizione dalla quale esprime approvazione incondizionata nei confronti di tutte le azioni, persino di quelle più efferate, compiute dalla giunta nazionalista di Zelenskij e dai suoi lacchè. “Un sostegno a 360 gradi”, come ama definirlo la Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Giorgia Meloni. In tutto questo periodo, l’Italia ha già accolto in gran festa il malriuscito leader ucraino per ben sette volte, due delle quali in occasione del cambiamento avvenuto ai vertici del Vaticano. In tale contesto, sarebbe un grande evento anche solo scendere a un sostegno “a 359 gradi”. Ma ciò, ahimè, per il momento non accadrà.

* Una canzone del 1973, «Звенит январская вьюга» (Risuona la tempesta di neve di gennaio), tratta da una commedia fantascientifica, «Иван Васильевич меняет профессию» (Ivan Vasil’evič cambia mestiere), nel senso di Ivan il Terribile.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

https://rutube.ru/video/815aa60cf30178ef00c5a8d56cb8d090

 Foto dell'artista

The  Artist - LADY FIORELLA  BELLAGOTTI 

Nata a Roma il12 07 1949

Fiorella,fin dai primi anni dotata di una spiccata vena artistica dove perfino alle elementari già dai quattro anni le suore Pallottine, suor Adelaide e suor Paola, la

 Grafica- "La donna aglio"

pregavano in vicinanza del Natale e della Pasqua di disegnare la cartolina di auguri per il Santo Padre, è stata sempre consapevole di questa suo talento e finito il liceo classico, dove durante le lezioni continuava ad imbrattare il banco ed i quaderni o qualunque foglio avesse sottomano di scarabocchi, il suo desiderio era quello di iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Roma; purtroppo i genitori la implorarono di proseguire in un percorso scientifico e Fiorella si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia.Erano gli anni 70 e l'uomo era andato sulla luna e perche' no? Considerando gli studi ed i testi su cui studiava troppo retro' ed entrando in contraddizione con i vari docenti riguardo le sue idee,più avveniristiche che conservative,decise di andare a perfezionare il suo inglese in Inghilterra per cui,passato il test  di lingua, il suo sogno era quello di andare alla NASA da cui era stata contattata negli incontri all'Ateneo di Roma. Da Londra tornava nei periodi di esami, ma a Roma

 Il quadro esposto

iniziavano quei terribili 7 anni di scontri ed occupazioni universitarie, idee che lei non condivideva e decise di restare a Londra ed impegnarsi in vari lavori freelance e continuare nella ricerca scientifica non potendo iscriversi  alla facoltà di medicina poiché a quei tempi gli studi conseguiti in Italia non erano riconosciuti per le iscrizioni nel Regno Unito. Fiorella si avvalorava anche dei suoi lavori artistici richiesti da vari personaggi del mondo dello spettacolo, tanto è  vero che fu invitata in Irlanda dall'attore inglese Peter Sellers per dipingere una stanza in una bellissima Villa a Montrose  vicino Dublino dove lui risiedeva e dove per la prima volta fiorella doveva usare dei colori al cobalto poiché la stanza veniva illuminata ad ultravioletti per far esaltare i suoi dipinti raffiguranti giochi della natura tra fogliame ed uccelli.

Molti amici/clienti commissionavano lavori,ritratti,insegne,copertine per dischi etc entusiasti del suo stile molto particolare.

Fiorella nel suo percorso di vita è  stata un artista molto poliedrica: dalla poesia un'altra musa a lei molto cara alla danza dove già dal Piper Club di Roma ha conquistato il palcoscenico di molte Venue internazionali come prima Disco Queen ed accompagnando i più grandi complessi rock mondiali in tantissime tournée da Carlos Santana ai Rolling Stones, daTina Turner ai Pink Floyd a Bob Dylan etc.

  "Natura"
 "the lion king"

Dopo il suo matrimonio con il cantante e compositore di testi americano Scott English e aver abbandonato le tournée si è  dedicata alla produzione di discografica del marito e registrare lei personalmente dei sound trucks particolari e qualche canzone.Nella sua casa londinese fra una registrazione e l'altra ha avuto modo di proseguire la sua vena pittorica producendo un buon numero di dipinti e di grafiche. La vita a Fiorella  ha regalato tante gioie ed emozioni come anche il suo divorzio le ha dato altre opportunita' di far apprezzare il suo talento ancora di piu'. Tornata in Italia nel 2000 ha intrapreso la carriera di giornalista nel settore moda, avanguardia,scienza e costume. Ha scritto per diverse riviste tra cui Book Moda, Rendevouz della Moda, Esquire Asia etc.

Ora è  redattrice di moda per la piattaforma digitale internazionale Flipnews.org.Fiorella in tutti questi anni non ha mai trascurato i suoi pennelli e le sue penne,pennini,smalti e colori, il genere interpretativo dei suoi lavori esula da tutte le realta' quotidiane, è  un ipersurrealismo che si intreccia in grovigli di linee e forme asimmetriche dove la fantasia puo' spaziare in qualunque dimensione a noi conosciuta o addirittura sconosciuta;non segue alcuno schema e si diverbia e si inoltra a mano libera senza nessuna costruzione preesistente in tutto ciò che fuori esce dal nostro elan' vitale. È  pura energia ed una masterclass di spirito di liberta'

 

  Interlock

Si è svolta sulla terrazza dell'U.N.A.R. (Unione Nazionale Associazioni Regionali) di via Aldrovrandi 16  a Roma, dove ha sede la Free Lance International  Press, l'evento  organizzato dalla medesima associazione che ha avuto lo scopo di riaffermare  arte e moda nella capitale. Ha collaborato per la riuscita dell’evento Donna Serena Pizzo, socia dell’associazione di giornalisti freelance e founder della piattaforma tv in streaming “Oltremodo tv” che, con la sua “Espressione donna”, ha presentato le sue creazioni di abiti in pelle e non solo, su cui dipinge immagini cariche di espressività, forme senza prospettiva, colori accesi alla maniera dei Fauves.

Il suo è uno stile originale, sceglie abiti e giubotti in pelle, per quello che hanno significato in passato negli anni 70,epoca di rivolte e  cambiamenti. Per chi li indossava, erano simbolo di ribellione e di non accettazione delle regole. Molto usati dai giovani in quegli anni. Per la nostra il giubotto è il simbolo della sua linea di pensiero REBEL, per una donna si femminile ma forte, decisa, coraggiosa, una amazzone dei nostri giorni. 

All'evento ha partecipato l'associazione “Anti violenza”  dell'avv. Valentina Biagioli e dell'avv. Federico Cona, creatori dell' associazione per essere vicini alle  vittime di violenza. 

Apre la Manifestazione il Presidente della Free Lance Int. Press Virgilio Violo con la curatrice d'arte, la prof. Sabina Fattibene, che fa le recensioni sia ai quadri in mostra, che alla sfilata  di Serena Pizzo.

La manifestazione prosegue con buoni auspici, un sole caldo che illumina il terrazzo. Viene presentata  la cantante  napoletana Lina Nappo che, sulle note della  canzone “Caruso”, da lei eseguita, parte il primo quadro moda  della linea Chic Chic Bon Bon con modelle con abiti molto glamour, che portano in sfilata i quadri della Pizzo, tra gli applausi dei presenti. 

Oltre Donna Serena sono presenti   le opere di due artiste: Pat Boom e Sara Lò i cui quadri sono portati dalle modelle mentre sfilano. 

Esaminiamo i lavori delle  pittrici; Pat Boom ha portato due opere con immagini di donna,  esaltate da un colore dorato che irradia tutt'attorno alla figura, immersa in uno scenario di natura fantastica che sembra un tutt'uno con il volto della figura ritratta, gli occhi di un azzurro  cielo, la dolcezza del volto fa da contraltare alla Natura di fondo, tutto ha un senso poetico. L'artista sta elaborando un progetto dedicato alla donna che è vita, madre, moglie, lavoratrice, sognatrice, va valorizzata e protetta da l'uomo che ha smarrito la propria umanità, gli è rimasto il  potere di padrone sul mondo femminile. Salviamo la donna dagli uomini senza controllo come anche gli animali e la natura. 

L'artista Sara Lò  è un artista che ricerca la sua aspirazione e il suo mondo interiore attraverso i viaggi dalla Germania all'India per elaborare un suo mondo pittorico fatto  più di anima che di forma . In India scopre la pittura catartica Zen, che si basa sul disegnare a occhi chiusi, privo di controllo ma aiutata dal suono catartico della voce. Le sue opere sono una diversa dall'altra, la prima che analizzo è una figura con un assemblaggio geometrico che  sembra un grande insetto spaziale, una proiezione dell'interiorità dell'artista, con grandi occhi teneri, le antenne, le gambe, una specie di metamorfosi della mente alla maniera di Franz Kafka. Nell'altra opera c'è un senso di informale, con figure animali e natura, raffigurati come un groviglio di colore, segni che salgono, scendono, volano si inseguono , possono essere pensieri, ricordi immagini vissute.    

 Al termine della manifestazione buffet e il brano “ Il soldato innamorato” di Lina Nappo che ha entusiasmato gli animi dei presenti. 

 

Per vedere la manifestazione questo è il link:  https://oltremodotv.com/comunicazioni-darte/

 

 

 

 

 

    La Route

Il mese di Marzo 2025 ha registrato il mio settimo tour nella Borgogna Classica, la Côte d’Or. Quella parte della Regione Borgogna-Franca Contea che ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi più che una Terra Eccezionale una “Terra di Eccezioni”, così definita da Camillo Favero e dal compianto Giampaolo Gravina nell’introdurre “Vini e Terre di Borgogna”.

L’ho percorsa da Nord (villaggio di Marsannay) a sud (villaggio di Santenay). Da est (fiume Saône ad ovest (Hautes-Côtes de Nuits e Hautes-Côtes de Beaune). Calpestando i Climat più o meno famosi cercando di provare a mantenere vivo il il gusto per il dettaglio, a dare risalto alle regole rigide, a sottolineare l’eccezione sempre in agguato. Comprendere ed interpretare. Non facile in quel marasma di regole, pur sempre condivise, difficile da trasmettere ai neofiti.

La nozione di Climat, “identità specifica e originale di una determinata parcella di vigne conosciuta da secoli con lo stesso nome”.

   Vigneto Romanée-Conti

Oggi risultano ancora schedati 1.247 diversi climat della Côte d’Or a comporre il mosaico di circa 60 chilometri da nord a sud.

Tralascio la Storia che si perde nella notte dei tempi, le origini che fanno riferimento ai Galli, ai Romani, il Vino delle Abbazie, Il Vino dei Duchi, L’incidenza della Rivoluzione, Il Vino dell’Ottocento, mentre ricordo l’espansione delle colture odierne biologiche e biodinamiche.

 

E per ultimi loro, i vitigni. Il Principe Pinot Noir, l’affascinante Chardonnay, i vinosi Gamay e Aligotè. Ricordare che nella quasi totalità dei casi sia il Pinot Noir che lo Chardonnay fermentano ed affinano en fûts, meglio conosciute come barriques (228 lt.). Da qui il detto “vinificazione borgognotta”.

Ed ecco il mio Tour in pillole:

- Da Marsannay a Gevrey-Chambertin, passando dai vigneti di Fixin;

- Da Morey-Saint-Denis a Chambolle-Musigny;

- Da Vougeot a Vosne-Romanée passando dai vigneti posti ad Est di Gilly-Les Cîteaux e ad ovest di Flagey-Echezeaux fino a calpestare le mitiche  vigne della Romanée-Conti e La Tâche;

- Nuits-Saint-Georges e dintorni (Premeaux e Prissey);

- Tra Corton e Beaune. Da perdersi in un dedalo di Climat. Aver calpestato le vigne della Collina di Corton: Ladoix-Serrigny,

    un Clos

Aloxe-Corton, Pernand-Vergelesses;

- Pommard, Volnay e dintorni;

- Mersault, con il suo mix di rossi e bianchi;

- Tra Saint-Aubin e Puligny-Montrachet, l’olimpo dello chardonnay;

- Per poi raggiungere Santenay soffermandomi a toccare le zolle di Chassagne-Montrachet.

Ancora una volta un viaggio tra piccoli produttori e domaines di culto, leggende viventi. Capire il complesso sistema delle appellation e dei climats  plasmati e forgiati da secoli di storia. Chapeau!!!

 

 

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