L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Human Rights (215)

Roberto Fantini
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30/12/21 - All’evento “Diplomazia umanitaria e diritti umani: teoria e pratica”, organizzato dall’Università Federale degli Urali (Ekaterinburg, Russia), hanno partecipato ricercatori e professionisti russi e stranieri – Lyudmila Berg, viceministro delle relazioni economiche internazionali e straniere della regione di Sverdlovsk, Rashid Aluash, responsabile del Programma congiunto della Federazione Russa e dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per Diritti Umani, Anastasia Kushleiko, Consigliere per i Programmi Preventivi e Leader del Settore per l’Asia-Pacifico e l’Eurasia presso il Dipartimento di Diritto e Politica Umanitaria della sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa; Wellington Pereira Carneiro, consigliere giuridico senior, Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; Tatyana Zonova, PhD, Professore del Dipartimento di Diplomazia presso MGIMO (Università), Elizaveta Gromoglasova, Ph.D., Esperto del Russian International Affairs Council, Tiberio Graziani, Presidente del Vision & Global Trends Analytical Center (Italia); Pasquale Policastro, professore all’Università di Stettino, direttore del centro “Cattedra UNESCO per i diritti umani, la pace, la democrazia, la tolleranza della comprensione internazionale”, PhD, Olga Bogatyreva, professore associato del Dipartimento di teoria e storia delle relazioni internazionale dell’UGI Ksenia Tabarintseva-Romanova, ecc.

I partecipanti provenienti da Russia, Italia, Polonia, Brasile, Svizzera e altri hanno discusso problemi di attualità di teoria e pratica del settore umanitario della diplomazia moderna. Durante la discussione sono stati evidenziati i seguenti aspetti teorici e metodologici nello studio della moderna diplomazia umanitaria:

1) la diplomazia umanitaria è l’arte di tradurre le componenti umanitarie in un piano politico e pratico (A.S. Kushleiko);

2) la diplomazia umanitaria è diplomazia del potere “soft”; un ruolo speciale nelle situazioni moderne nella risoluzione delle questioni diplomatiche dovrebbe essere assegnato alle ONG (T.V. Zonova);

3) la tutela dei diritti umani non deve trasformarsi in uno scontro di interessi geopolitici e non può dipendere dall’“egoismo” nazionale nella sua interpretazione e attuazione. La tutela dei diritti umani, inoltre, affinché sia efficace nella sua attuazione, anche in campo diplomatico, deve, paradossalmente, emanciparsi criticamente dalla sua ideologia fondativa quella del “dirittoumanismo”, imperniata sulla esclusiva interpretazione occidentale dell’essere umano, tener conto delle variegate culture dei popoli che abitano il Globo e trovare un equilibrio con la tutela dei diritti collettivi (T. Graziani);

4) Il concetto di diplomazia umanitaria al momento può essere piuttosto voluminoso e capiente. Può includere obblighi per proteggere le persone da varie minacce (create dall’uomo e non dall’uomo) e un’agenda positiva (ad esempio: promozione di iniziative culturali, scambi educativi, cooperazione scientifica). Tutta questa agenda positiva non ha perso la sua rilevanza. La pandemia ci ha mostrato che la minaccia alla vita non protetta è universale, globale. La minaccia di uno stato di emergenza, di cui scrive D. Agamben, mostrando come in tali condizioni nasce e si diffonde la “vita nuda” – è rilevante sia per i singoli paesi che per il mondo nel suo insieme in relazione all’introduzione di restrizioni, in connessione con l’appello degli Stati a tutti più a strategie di politica estera di mutua esclusione. Ad esempio, si può condurre una politica di sanzioni unilaterali volta a dimostrare il proprio potere sovrano e guidata dal desiderio di punire arbitrariamente quei paesi che perseguono un corso di politica estera indipendente (E.S. Gromoglasova);

5) Lo sviluppo di una cittadinanza transnazionale diretta a salvaguardare la nostra casa comune, ovvero la Biosfera, apre la strada ad una diplomazia, nella quale gli individui da una parte pongono i loro buoni uffici a disposizione delle comunità dei singoli stati. Dall’altra, chiama le diplomazie degli Stati, e le loro amministrazioni ad una attività di ascolto della società civile diretta a sviluppare una cittadinanza diretta al servizio per la protezione della Casa comune. Le opzioni che sono in grado di sostenere ogni comunità statale andando al di là delle differenze, e soprattutto evitando strumentalizzazioni dei discorsi e degli argomenti in favore della protezione dell’ambiente, appaiono così un importante elemento di ausilio per ricostituire le relazioni tra gli Stati (P. Policastro);

6) La moderna diplomazia umanitaria è multivettoriale e polimodale. Coinvolge stati, organizzazioni intergovernative, associazioni di integrazione e ONG, poiché i problemi umanitari globali possono essere risolti solo da sforzi congiunti di attori statali e non statali. La diplomazia umanitaria, basata sui classici principi umanitari di umanità, imparzialità e neutralità, nel XXI secolo è completata dai principi del rispetto e della protezione dei diritti e delle libertà umani e dell’umanesimo della sostenibilità. In accordo con il concetto di “triplo legame”, l’azione umanitaria moderna include non solo la fornitura di assistenza umanitaria di emergenza, ma anche di costruzione della pace e progetti a lungo termine volti allo sviluppo e all’attuazione dell’Agenda 2030 (O. N. Bogatyreva);

7) il concetto di diplomazia umanitaria è finalizzato all’implementazione di diverse modalità: 1) percettiva – una percezione positiva a livello internazionale di un paese / organizzazione internazionale; 2) emotiva: aiutare i gruppi vulnerabili della popolazione; cura per l’ambiente; 3) logica e semantica – l’attuazione e la tutela dei diritti umani, costruendo un dialogo interculturale; prevenzione dei conflitti. La diplomazia umanitaria come concetto ombrello poggia su due pilastri: la fornitura di assistenza umanitaria e il raggiungimento degli SDGs, mentre la protezione e l’attuazione dei diritti umani saranno una risorsa per l’attuazione di questo tipo di diplomazia, e la cooperazione umanitaria è l’obiettivo stabilito pratica di applicazione/interazione degli stati (KM Tabarintseva-Romanova).

La tavola rotonda si è svolta nell’ambito del progetto RFBR n. 20-014-00033 A “Il concetto di diplomazia umanitaria polimodale: implementazione, strumenti e modelli di civiltà”.

 per gentile concessione di Vision and Global Trends

No, non potrà essere un Buon Natale il Natale di questo orribile 2021.

Perché sarà un Natale in cui una parte della popolazione, per il fatto di non aver accettato di farsi inoculare un farmaco di natura sperimentale ricco di incognite, si ritroverà escluso dalla vita sociale, fatto oggetto di discriminazioni fino a poco tempo fa assolutamente inimmaginabili.

Per molti nostri concittadini, che non hanno commesso alcun reato, che hanno servito onestamente lo Stato in mille modi (medici, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, ecc.), sarà un Natale in cui non sarà possibile salire su un bus o prendere un caffè al bar.

E per molti sarà un Natale in cui si ritroveranno costretti a dover scegliere fra il continuare a rispettare la propria coscienza e il continuare a portare il pane quotidiano nelle proprie case.

Sarà un Natale in cui tanti genitori si ritroveranno ad interrogarsi in merito a quali scelte fare per i propri figli, dibattendosi fra il timore di poter esporli a danni gravissimi, da una parte, e la prospettiva di renderli degli emarginati, esclusi da tutto, dall 'altro.

Sarà un Natale in cui i Diritti Umani non saranno gli stessi per tutti.

Sarà un Natale in cui i valori della Fratellanza saranno traditi e ingiuriati.

Abbiamo davvero bisogno di farci gli Auguri!

Auguri di conservare la nostra capacità di giudizio autonomo, di conservare spirito di tolleranza, disponibilità al dialogo, sentimenti di autentica solidarietà, soprattutto verso le tante vittime delle tante ingiustizie.

Auguri di riuscire a tenere viva in noi, nonostante l'imbarbarimento dilagante e dominante, la fiducia in un futuro di Luce e di Saggezza.

 

Pierre-André Udressy è una ex guardia svizzera che, non intendendo sottostare all’obbligo vaccinale imposto dalle autorità vaticane, insieme a pochi altri colleghi, ha preferito accettare di subire il provvedimento di licenziamento. Ha voluto, però, anche cercare di esprimere e di comunicare le proprie riflessioni, rivolgendosi direttamente al pontefice con una lettera aperta, ricca di dignità quanto di contenuti, pubblicata dal sito web Renovatio 21 (https://www.renovatio21.com/lettera-aperta-di-una-guardia-svizzera-che-ha-resistito-alla-vaccinazione-obbligatoria-in-vaticano/).

E, pochi giorni dopo, sempre sullo stesso sito, è apparsa una intervista a Udressy che permette di meglio comprendere le ragioni che lo hanno condotto ad operare una scelta di tale rilevanza. (https://www.renovatio21.com/per-me-cattolico-e-qualcosa-che-non-e-umano-intervista-alla-guardia-svizzera-che-ha-rifiutato-il-vaccino-obbligatorio-in-vaticano/)

La ex guardia svizzera, partendo dal presupposto filosofico secondo cui il dubbio andrebbe considerato come il vero padre della conoscenza, sottolinea l’entità dei rischi e della pericolosità degli attuali “vaccini anticovid”, non sufficientemente testati.

“La frequenza di incidenti mortali - scrive - dopo la vaccinazione è “sottostimata”, secondo il Direttore dell’Università di Heidelberg, Peter Schirmacher, che aggiunge: ‘Il vaccino è la causa della morte nel 30-40% delle autopsie delle persone vaccinate di recente’ “.

Inoltre, anche l’efficacia stessa dei vaccini somministrati risulterebbe alquanto incerta, come dimostrerebbe il caso dei membri della Guardia Svizzera, tutti vaccinati, risultati positivi al COVID-19, nonché la situazione critica di Israele, uno dei paesi più vaccinati al mondo.

Ma particolarmente degne di attenzione risultano le sue parole destinate a mettere in luce la sua esigenza di “testimoniare e sostenere così tutti quelli che si permettono di pensare diversamente, di reagire con intelligenza ed evitare con convinzione ciò che non è ragionevole”.

“Quanti dei miei cari colleghi - dice - hanno purtroppo ceduto a un trattamento medico a cui non davano pieno consenso, obbligati dalla forza, per riottenere delle libertà? Per me - aggiunge - è fondamentale difendere con convinzione la Libertà. Perché dovrei obbligarmi a qualcosa della cui assurdità sono cosciente?”

Ma la parte della lettera indubbiamente più interessante è quella che mette in chiara evidenza l’oggettiva contraddittorietà della posizione ipervaccinista assunta da papa Francesco rispetto a quelle che sono le posizioni tradizionali della Chiesa cattolica, limpidamente espresse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 21 dicembre 2020, secondo cui

appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”.

Inoltre, il documento della Pontificia Accademia per la Vita, del 5 giugno 2005, afferma con chiarezza che è doveroso combattere i “vaccini illeciti”, ossia quelli “preparati da feti umani abortiti, arrivando anche ad auspicare l’obiezione di coscienza da parte del personale medico cattolico

rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva.”

“Ora - prosegue Udressy - il Vaticano, l’istituzione della Chiesa, ha scelto il vaccino Pfizer, testato su linee cellulari abortive. Che pensare? Addirittura impone il vaccino a tutti i suoi dipendenti, benché come Stato sovrano, avrebbe la possibilità di scegliere dei prodotti non contaminati dall’aborto, che pure esistono.

Come cattolico che segue il Magistero, avrei il dovere di battermi contro le scelte vaccinali della Città del Vaticano?

Se si leggono i documenti citati, si deve rispondere di sì.

(…)

Ciò che è certo in tutto questo, - conclude - è che quanto stiamo vivendo non ha più niente di umano né tantomeno di cristiano, ed è davvero intollerabile vedere la santa Città del Vaticano arrivare a questo punto!”

Pierre André, da cattolico coerente, ha scelto di non essere più al servizio del papa e di ritornare, all’età di 24 anni, nel suo Canton Vallese. Riprenderà presto, senza lasciapassare verde ma con animo lieto, il suo vecchio lavoro di falegname.

 
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Il tentativo governativo di imporre alla cittadinanza del nostro Paese l’adozione (sempre più estesa) di un lasciapassare lesivo dei diritti fondamentali della persona, discutibilmente denominato “green pass”, sta producendo numerose forme di riflessione e di discussione critica.

Molti, tra l’altro, i documenti in cui, medici, docenti e studenti hanno espresso una ben ragionata quanto ferma condanna di detto provvedimento (https://www.flipnews.org/component/k2/no-green-pass-appello-alle-piu-alte-cariche-dello-stato.html ).

Ci sarebbe ottimo materiale per confezionare una splendida antologia da proporre nelle scuole per affrontare proficuamente tematiche di Educazione civica e di Educazione ai diritti umani.

Un’attenzione tutta particolare, merita, comunque, il coinvolgente discorso della dottoressa Nunzia Alessandra Schilirò, dirigente della Polizia di Stato, nel corso della manifestazione anti-green pass tenutasi a Roma, in piazza S. Giovanni, sabato 25 settembre.

Questi i punti salienti del suo non previsto e applauditissimo intervento.

  • Il momento attuale è un momento di una gravità senza precedenti.
  • Manifestare è un po' come denunciare un atto delittuoso: se lo facciamo, abbiamo qualche possibilità di uscire dall’ingiustizia, altrimenti, abbiamo sicuramente perso, perché, di fatto, ci siamo già arresi.
  • Manifestare, quindi, non è qualcosa di vano, di inutile. Gandhi lo considerava il primo atto di disobbedienza civile, inteso come un dovere sacro da rispettare nei casi in cui lo Stato venisse ad acquistare caratteri dispotici e corrotti.
  • Il cittadino che, invece, accetta di scendere a patti con lo Stato che agisce in maniera ingiusta si fa complice del dispotismo.
  • Nonostante le apparenze possano indurci a credere che il Male abbia sempre vinto nel corso della storia, sono stati l’Amore e la Verità a vincere, anche quando sembrava del tutto impossibile.
  • Oggi come ieri esistono i “divergenti”, coloro, cioè, che la pensano in modo diverso da quello che si impone come pensiero dominante.
  • Deve essere ritenuto diritto inviolabile dei “divergenti” il poter liberamente esprimere il proprio pensiero.
  • La nostra Costituzione tutela TUTTE le minoranze. E le minoranze, nella storia, hanno svolto molto spesso un ruolo importantissimo di opposizione ai regimi dittatoriali: hanno avuto, infatti, il coraggio di fare ciò che è giusto e non ciò che poteva risultare conveniente.
  • La cosiddetta tessera verde rappresenta un marchio di discriminazione.
  • Rappresenta un pericolo per tutti noi. Quello che è oggi un male per pochi, domani finirà per essere un male per tutti: siamo tutti indissolubilmente collegati gli uni agli altri!
  • Il green pass è qualcosa di incompatibile con la Costituzione Italiana, qualcosa che non incontriamo, nelle stesse rigide modalità, in nessuna parte del mondo.
  • Il green pass è privo di basi costituzionali e anche di basi scientifiche.
  • I dati provenienti da altri paesi, vedi, in particolare, Israele e Islanda, dimostrano chiaramente che anche i vaccinati possono ammalarsi e diventare contagiosi.
  • In Italia è risultato particolarmente significativo il caso dell’equipaggio della nave militare “Amerigo Vespucci, interamente vaccinato, che, a luglio, ha registrato casi di contagiati e di ammalati.
  • Il virus più preoccupante (pericolosissimo e potentissimo) è quello della PAURA.
  • La paura genera ODIO, divisioni sociali e stupide etichette.
  • La paura disintegra la Libertà. E una vita senza più libertà è una vita senza più Dignità!
  • Fondamentale dovrà essere il nostro impegno per cercare di recuperare una informazione degna di questo nome. I mass media sono tristemente ridotti, attualmente, a strumenti di propaganda ampiamente finanziati dal governo.
  • E’ necessario ricordare a tutte le forze dell’ordine che è stato effettuato un giuramento sulla Costituzione.
  • La Costituzione rappresenta una fonte di diritto preminente a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini: diritto al lavoro, alla vita sociale, alla libera circolazione, ecc.
  • Il green pass è illegittimo in quanto viola l’art.36 del Decreto 953 dell’ Unione Europea, che il nostro Stato è tenuto a rispettare, in quanto fonte di diritto sovraordinato.
  • Necessità, quindi, di un contrasto unitario alla tessera verde.
  • E’ necessario illuminare la giusta via. Anche per coloro che sono rimasti indietro.

Il commovente discorso della dottoressa Schilirò si è concluso, poi, con due domande.

La prima a proposito di cosa potrebbero mai fare i nostri governanti qualora il 15 ottobre si trovassero milioni di italiani pronti a dire NO alla tessera verde.

La seconda, in perfetto stile socratico-gandhiano, relativa a cosa gli onesti dovrebbero temere. Dai presenti la risposta migliore:

Di nulla! Gli onesti non debbono avere paura di NULLA!”

Da questa donna (che in molti candideremmo senza alcuna esitazione alla Presidenza della Repubblica) abbiamo ricevuto una meravigliosa e toccante lezione di saggezza etica e di coerenza giuridica e civile.

Con la speranza che, veramente, siano Amore e Verità a illuminarci la strada.

 

 
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Alle 9 del mattino Athos de Luca è già accanto al piccolo palco, quest’anno senza verde intorno, concentrato a ripassare i suoi minuscoli appunti per la scaletta degli interventi. Campeggia alle sue spalle la scritta grande: “Mai Più Hiroshima 1945-2021”. La piazza conta meno presenze degli anni precedenti e anche i relatori sono di meno, così De Luca ha più spazio per l’introduzione. Ringrazia Forze dell’ordine, i militari, il I° Municipio, e prega la manodopera che sta effettuando dei lavori nell’ala destra della piazza di contenere il rumore.

Sottolinea che sono 23 anni che organizza questo evento. Quest’anno è d’obbligo ricordare la madrina che non c’è più: Carla Fracci. Lo fa con minuzia di riferimenti biografici. Aveva 84 anni, è stata considerata tra le 14 ballerine più brave al mondo, Montale la definì “l’eterna fanciulla danzante”, diceva che la danza non è questione di gambe ma di testa. Per questo motivo ogni edizione della commemorazione è anche un evento artistico, perché la bellezza e la cultura salveranno il mondo. Se si continua ogni anno è perché la forza delle cose è nella durata. Il disastro di Hiroshima ha rappresentato il punto critico più profondo nel mondo: l’arma nucleare usata sulla popolazione civile. E’ un’arma che non dovrebbe essere né prodotta né usata. Einstein diceva che se scoppiasse la guerra nucleare torneremmo all’età della pietra. Abbiamo in Europa due generazioni che non hanno conosciuto la guerra, a loro si rivolge per far capire che la Pace non è un dato acquisito ma un bene che va guadagnato e per il quale dobbiamo impegnarci tutti. Senza risolvere le diseguaglianze nel mondo non c’è pace. Da una parte abbiamo benessere e spreco, da un’altra mancanza di cibo. Il Presidente Sandro Pertini diceva: «Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai».

I “caccia” hanno un costo con il quale si può sfamare il mondo. Dobbiamo batterci per la Pace e la convivenza pacifica, devono farlo anche il nostro governo e gli organi internazionali per garantire questo bene primario. Questo è un monito per tutti, mantenere la pace costa fatica ma è la fatica più importante. La banda dei Carabinieri intona l’inno nazionale giapponese e poi quello italiano. L’attore Fabrizio Barboni, presentato come un amico, trasmette i saluti del I° Municipio e poi legge la poesia di Nazim Hikmet “La bambina di Hiroshima” : «avevo occhi limpidi, li ha resi di vetro». La cantante Heiko Misumi, una presenza abituale della cerimonia, si esibisce intonando le canzoni “Libellule rosse” e “Questa strada”: un flauto vestito di blu, di immensa grazia e compostezza. Poi viene introdotta Paola Iorio, direttrice della scuola di ballo che porta ogni anno in piazza allieve ed allievi. Ricordando Carla Fracci legge una lettera che lei aveva scritto, consapevole di non avere molto tempo avanti a sé. Voleva essere ricordata come una donna forte, che aveva lavorato tanto, tornando ad essere sempre e soltanto Carla. Iorio ha scelto il balletto con il quale Carla Fracci si esibì per la prima volta, seduta con una bambola. Sottolinea che la novità quest’anno è un’allieva giapponese: è lei e solo lei a tenere la colomba della pace alla conclusione del balletto, eseguito da dodici fanciulle-libellule in bianco, sulle note di un’orchestra di violini.

Segue l’intervento di Patrizia Sterpetti della sezione italiana di Women’s International League for Peace and Freedom. Per ricordare con coerenza dobbiamo continuare a contrastare i due mali intrecciati, alla base del disastro di Hiroshima e Nagasaki: la guerra e le armi nucleari. Esattamente da 100 anni, nel suo 3° congresso a Vienna nel 1921, la Wilpf, adottò il Manifesto per il Disarmo totale, ispirato dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale. Nel corso degli anni tutti i tipi di armamento sono stati problematizzati, in particolare prima le armi chimiche e biologiche, con un intervento che portò all’adozione del Protocollo contro le armi chimiche a Ginevra nel 1925, poi il nucleare. In occasione della Conferenza di Bejing del 1995 è stato sottolineato da Wilpf il connubio necessario tra Uguaglianza tra uomini e donne, Pace e Sviluppo. Per reagire alle impasses delle revisioni del Trattato di Non Proliferazione nel 1999, è nato il programma di monitoraggio di tutti gli armamenti denominato “Reaching Critical Will” e dopo ciò la partecipazione alla redazione del testo del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, adottato a New York nel luglio 2017 con il voto di 122 Paesi membri ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021 – senza alcun eco nei media italiani – e ormai ratificato da 55 Paesi. Il Disarmo, che Wilpf Italia ha fatto includere tra le Azioni del IV ° Piano italiano di attuazione della Risoluzione 1325 su Donne, Pace, Sicurezza” monitorato dal Consiglio Interministeriale dei Diritti Umani del Ministero degli Affari Esteri; la soluzione delle controversie in modo negoziato (nello spirito originario delle Nazioni Unite); la parità uomo–donna e bambini; il rapporto stretto con gli animali, le piante e tutto l’ecosistema, divulgato da una pedagogia specifica, come espresso da donne eco pacifiste, ecologiste, antispeciste sin dal 1700, sono le quattro strategie per la vivibilità e la sopravvivenza del pianeta. Abbiamo di fronte la COP 26, la conferenza sugli accordi di Parigi il prossimo novembre a Glasgow, in Scozia.

L’obiettivo di Wilpf e di altre organizzazioni pacifiste sarà quello di includere fra i fenomeni scatenanti l’inquinamento ambientale e l’ecocidio, gli effetti delle attività militari. Contemporaneamente si sta costituendo un coordinamento antinucleare europeo e il 5 settembre una catena umana protesterà contro il trasferimento nella base tedesca di Büchel delle bombe nucleari B-61 12, triste destino che coinvolge anche l’Italia, che in violazione dell’articolo VI del Trattato di Non Proliferazione ha accolto bombe nucleari statunitensi, in ossequio all’atlantismo. Ma i dati rivelano che le popolazioni sono contrarie alle armi nucleari e favorevoli alla ratifica del Trattato di Proibizione. Questo è l’obiettivo di ICAN, International Campain Against Nuclear Weapons di cui in Italia fanno parte diverse organizzazioni come Wilpf, Rete Disarmo, Senza atomica, Medici per la prevenzione della guerra nucleare, Disarmisti esigenti, Peace Link, Pax Christi, IALANA, Pressenza, Majors for Peace e condiviso da molte associazioni e reti, non ultima il Gruppo Pace, Disarmo Giustizia Globale de La società della cura. Questo movimento di opinione deve essere reso edotto su quali sono le banche italiane che finanziano il nucleare. Un ulteriore iniziativa portata avanti da associazioni come “The Wapon Watch” e il “Comitato Danilo Dolci di Trieste” mira alla denuclearizzazione e neutralità dei porti italiani, a partire da Trieste. E’ inoltre in atto la campagna “No Fist Use Global” per la prevenzione della guerra nucleare e l’eliminazione di queste armi. La Wilpf vuole Trattati che portino alla pace contro accordi e alleanze foriere di conflitti e insicurezza umana; l’empowerment delle donne, il cui elettorato è prevalentemente pacifista, per far regredire il trinomio Maschilismo, Militarismo, Ecocidio e chiede l’abolizione totale delle armi nucleari partendo dalla ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.

L’Italia dovrebbe essere tra i Paesi osservatori alla prima riunione degli Stati parte, che si terrà nel gennaio 2022 a Vienna ed essere tra i Paesi che coprono le spese dei Paesi vittime del nucleare. Purtroppo c’è il rischio concreto di una concomitanza con la decima revisione del Trattato di Non Proliferazione, che si svolgerà dal 4 al 28 gennaio 2022 a New York. Insieme a molte associazioni, Wilpf ritiene scellerato l’orientamento a considerare il nucleare civile una soluzione per la riconversione energetica in Italia. L’impegno di tutti per il cambiamento è quanto si deve alle vittime di Hiroshima, Nagasaki e di altre le guerre, esercitazioni, attività con uso di armi nucleari. Penultimo intervento è quello del rappresentante diplomatico giapponese, letto in italiano. Esprime solidarietà alle vittime del passato e a coloro che ancora soffrono. Una nuova minaccia affligge il mondo come il nucleare: il corona virus. Si stanno svolgendo i giochi olimpici in Giappone, di cui assistiamo giornalmente ai risultati. E’ stato un notevole impegno promuovere i giochi olimpici, simbolo di pace nella comunità internazionale.

Il Giappone, unico Paese vittima dell’era atomica, continuerà a dare il suo contributo in questo senso. Arriva il momento dell’omaggio da parte del “Comitato Terra e Pace” ad una organizzazione della società civile. Athos de Luca specifica che non è un premio ma un attestato di stima, assegnato quest’anno all’Ordine dei medici, che tanto si sono spesi durante la pandemia. Invita a parlare Cristina Patrizi, che con un breve ringraziamento ricorda i quattrocento medici morti e l’importanza fondamentale della protezione della Salute e della Pace. De Luca, offrendo l’omaggio, spiega che si tratta di un piccolo fossile, per ricordarci che la vita viene da molto lontano, - per chi crede da Dio, per gli altri dall’evoluzione della specie - e lontano noi dobbiamo poter arrivare. Il trombettiere della banda dei Carabinieri esegue l’assolo e la cerimonia finisce seguita da saluti calorosi. Il 76 ° anniversario di Hiroshima ha unito ancora e dimostrato la determinazione ad agire per abolire le armi nucleari.

Di fronte ad un obbrobrio come il lasciapassare impropriamente definito “green pass”, è sommamente auspicabile che la reazione popolare nonviolenta di fermo ed indignato rifiuto sia quanto mai ampia e pluralista, nettamente e dichiaratamente sganciata dalle opinioni e dalle scelte personali relative ai cosiddetti vaccini anticovid.

E’, infatti, indispensabile fare fronte comune a difesa dei princìpi fondativi della cultura dei Diritti umani, mettendo completamente da parte ciò che divide e stringendoci compatti intorno a ciò che ci unisce in quanto membri della famiglia umana: il valore assoluto e inviolabile della persona e dei suoi inalienabili diritti, al di là di ogni possibile differenza di carattere individuale.

La posta in gioco non è certamente soltanto il poter andare o meno al cinema, allo stadio o al ristorante.

Ad essere messi in discussione in modo grave, con conseguenze che potrebbero rivelarsi oltremodo rovinose, infatti, sono i valori di Libertà, Uguaglianza e Fraternità che stanno alla base della nostra intera moderna civiltà democratica. Non accorgersene, non comprenderlo, sottovalutarlo rappresenterebbe per TUTTI noi e per il nostro comune destino una vera e propria catastrofe dalle dimensioni incalcolabili.

Vent’anni sono trascorsi dalle terribili vicende del G8 di Genova, da quelli che Amnesty International ebbe a definire come “una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea”. In molti, fra gli agenti coinvolti in quegli eventi, sono rimasti totalmente impuniti, non soltanto per via della prescrizione, ma anche a causa dell’impossibilità di individuazione dell’identità dei responsabili.

Due funzionari di polizia, tra l’altro, Pietro Troiani e Salvatore Gava, condannati in via definitiva a tre anni e otto mesi più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici (Troiani per aver introdotto le due bombe molotov nei locali della scuola Diaz e Gava per averne illecitamente registrato il ritrovamento) hanno anche potuto ricevere, nello scorso ottobre, una sconcertante promozione alla carica di vicequestore. Promozione opportunamente definita dal Direttore generale di Amnesty Italia Gianni Rufini come “un’offesa alle centinaia di persone che vennero arrestate, detenute arbitrariamente e torturate in quella pagina nera della storia italiana”.

Negli anni successivi, non sono certo mancate altre circostanze in cui agenti di polizia hanno fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza, nel corso di manifestazioni o assemblee pubbliche.

Vedi, ad esempio, il caso del tifoso del Brescia, Paolo Scaroni, che, il 24 settembre 2005, ebbe l’esistenza distrutta a causa di una violenta aggressione da parte delle forze di polizia: due mesi di coma e stato di invalidità al 100%.

Nel suo, come in casi analoghi, non è stato possibile ottenere giustizia per l’impossibilità di identificare i suoi aggressori.

La risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012, sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea ha esplicitamente esortato “gli Stati membri a garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo”.

Anche da parte del Relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà di assemblea pacifica e di associazione e di quello sulle esecuzioni extragiudiziali è provenuta, in merito alla corretta gestione delle manifestazioni, la raccomandazione secondo cui “ i funzionari delle forze di polizia siano chiaramente e individualmente identificabili, ad esempio esponendo una targhetta col nome o con un numero.” Ora, nella maggior parte degli stati dell’Unione europea (21 su 28), identificare gli agenti di polizia impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico è diventata la regola. La Germania la prevede in nove regioni su sedici, mentre in Ungheria e in Svezia, pur non essendoci un obbligo, gli agenti espongono nome, carta d’identità, grado sull’uniforme e un codice sull’ equipaggiamento speciale.

Al momento, restano ancora fuori soltanto: Austria, Cipro, Lussemburgo, Olanda e Italia. Al fine di raggiungere l’obiettivo anche nel nostro paese, Amnesty International sta rivolgendo una petizione alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in cui, fra l’altro, si dice:

“Crediamo sia ormai urgente la previsione di misure che consentano l’identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. (…) Crediamo fortemente che l’introduzione dei codici identificativi sarebbe non solo uno strumento di garanzia per il cittadino, ma anche e soprattutto di maggiore tutela per tutti gli agenti che svolgono il proprio lavoro in maniera corretta.”

(https://www.amnesty.it/appelli/inserire-subito-i-codici-identificativi/)

Enzo Palladino, infermiere al Torrette di Ancona, convintamente e fermamente contrario ad accettare di subire quella che ritiene essere una ingiusta vessazione, ha scritto al presidente Mattarella e al ministro Speranza illustrando le ragioni per cui non intende sottoporsi alla vaccinazione Sars-Cov 2, resa obbligatoria dal Decreto Legge del 1 ° aprile 2021 per gli operatori sanitari, esprimendo, così, tutta la propria angoscia e le proprie preoccupazioni.

" La circostanza per cui questo decreto è stato dichiarato immediatamente efficace - ha scritto - mi ha spinto ad una profonda riflessione, da un lato come" essere umano "con una propria identità, con le sue origini, i principi ed i valori a cui non voglio e non posso rinunciare e dall'altro come "professionista" o meglio come infermiere che ha dedicato circa 30 anni della propria vita a proteggere la salute delle persone più fragili . "

Palladino ritiene inaccettabile l'obbligatorietà per un farmaco che non è un “vaccino” e che è di natura palesemente e dichiaratamente sperimentale, sottolineando come risulti estremamente inquietante il fatto che, in merito ai suoi eventuali effetti nocivi, sussista una sorta di “scudo penale "In grado di porre al riparo chi lo inocula o lo fa inoculare da accuse" di reati gravi quali lesioni o omicidio colposo ".

Inoltre, va tenuto presente che: " Chi si vaccina può continuare a contrarre il virus e può contagiare gli altri ".

In assenza, quindi, delle elementari quanto doverose garanzie per la propria salute, l'infermiere si dichiara pronto a subire i provvedimenti disciplinari del caso, affermando di preferire di essere privato del lavoro e ridotto in povertà, piuttosto di sentirsi ricattato e di dover accettare di “Vendere” la propria dignità di persona e di professionista.

Se nei primi mesi della pandemia - ha concluso - noi operatori sanitari eravamo eroi, addirittura angeli, oggi siamo ritenuti i responsabili della diffusione del coronavirus e il mio lavoro è diventato oggetto di ricatto. Mi sento trattato come un topo di laboratorio . "

In un momento come quello attuale, in cui il buon senso e la ragione sembrano, troppo spesso, ricordi lontani, schiacciati come siamo da paure e dogmatismi pseudoscientifici, atti di disobbedienza civile come questo credo rappresentino un fecondo invito alla riflessione e un monito morale per tutti noi: i diritti umani conquistati nel tempo, non sono e non potranno mai essere un mero dono del passato, ma sempre saranno il frutto vivente di quello che siamo disposti ad essere ea non essere, a fare ea non fare.

l'Associazione Nazionale Teatri Consapevoli esprime il proprio sostegno al lavoratore

 

Siamo professori d'orchestra, artisti di coro, danzatori, lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, della cultura.

Intendiamo esprimere il nostro sostegno al Professore d'orchestra della Fondazione “Arturo Toscanini” di Parma, licenziato a seguito del rifiuto di sottoporsi a continui tamponi anti-Covid.

Riteniamo si tratti di un licenziamento irricevibile, dopo 38 anni di servizio svolto sempre in modo impeccabile. È una decisione definitiva, dicono i vertici della Fondazione che gestisce l'orchestra, tuttavia i sindacati risultano dichiarati: " Preanunciamo da subito che se la vicenda non si conclude, come pensiamo, con il reintegro del lavoratore ed il pagamento degli arretrati, chiederemo a gran voce le dimissioni del Sovrintendente Alberto Triolaresponsabile di quanto accaduto. Inoltre denunceremo alla Corte dei Conti i componenti del Consiglio di Amministrazione per il danno economico procurato alla Fondazione ”.

Come lavoratori dello spettacolo, dell'arte e della musica reputiamo gravissimo che una fondazione, tra l'altro così prestigiosa, assuma dei comportamenti che appaiono all'evidenza come in contrasto con valori costituzionali e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, anche, certamente non solo, in considerazione delle idiosincrasie a cui nostro malgrado siamo costretti ad assistere ogni giorno, ormai evidenti a tutte ea tutti: è possibile stare ammassati sui mezzi pubblici, senza nemmeno poter mantenere un minimo di distanza; è possibile stare seduti a tavola al ristorante, giustamente, ma nelle orchestre bisogna spesso suonare un volto coperto,

Addirittura spesso si deve cantare con la mascherina, pur in presenza di un più che adeguato distanziamento, in barba alla fisiologia del respiro e dell'atto cantato, e alla stessa espressione artistica.

Si arriva quindi a determinare, sulla base di protocolli aziendali che interpretano in modo apparentemente arbitrario o comunque peggiorativo norme e decreti già per sé di dubbia costituzionalità, un continuo quanto ingiustificabile tamponamento, soprattutto dei reparti artistici.

 Dopo più di un anno dall'inizio di questa crisi sociale e sanitaria, dopo la provata efficacia delle cure domiciliari precoci, appare un nostro parere non più tollerabile mantenere questo clima di terrore e sospensione dei diritti fondamentali.

La libertà di scelta, il consenso libero e informato, sono diritti inviolabili; il rispetto della dignità umana è un valore assoluto, non negoziabile, come insegna l'articolo 32 della nostra Costituzione.

 Siamo cittadini consapevoli, non sudditi: la pandemia non può sospendere la democrazia e la politica non può sottostare agli interessi del potere tecnologico e finanziario.

Sentiamo il bisogno di unirci e vigilare attentamente sugli episodi di ricatti lavorativi per contrastarli e ricreare un clima armonioso sul lavoro e nella vita civile, nel pieno rispetto della democrazia e dei valori costituzionali.

Riprendiamoci il diritto a respirare, a cantare, a suonare, a lavorare in condizioni dignitose. Riprendiamoci la vita!

12.05.2021

ANTe.Co . - Associazione Nazionale Teatri Consapevoli

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www.associazionenazionaleteatriconsapevoli.wordpress.com

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