L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Human Rights (208)

Roberto Fantini
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da sin. Davide Tutino, Luca Scantamburlo, Aldo Morrone

Quando cultura e coerenza si incontrano, seppur operanti su binari paralleli e distanti tra loro e l’iniziale perplessità dei presenti alla fine si trasforma in un messaggio positivo, assistiamo ad uno dei rari esempi di comunicazione vera, a beneficio della Comunità.

Questo è ciò che è riuscito a fare il Presidente di Flip news, Virgilio Violo, in piena linea con lo spirito libero della sua Associazione di stampa, in occasione del conferimento del “Premio Italia Diritti umani 2022”.

Una manifestazione in sordina, che ormai si ripete da anni, intitolata al defunto Vice Presidente della Free Lance Antonio Russo, tragicamente scomparso, nell’esercizio del suo dovere di informazione.

L’incontro è stato caratterizzato dagli interventi dei relatori Massimo Tomaselli – coord. Resp. della Coop. “Il Futuro Quadrifoglio” L’assistenza domiciiare integrata nel trattamento delle dipendenze patologiche, Antonio Cilli: Cittanet founder “Pensare la rete e gli altri beni collettivi glocalmente”, Tiberio Graziani - Presidente di Vision & Global Trends.

“Diritti umani e geopolitica”, Patrizia Sterpetti –Wilpf Italia

"L'impegno comune per i diritti umani" , Roberto Fantini – Responsabile diritti umani Flip

“Quale futuro per i diritti umani?” e la straordinaria anteprima dell’attore e autore teatrale Ferdinando Maddaloni in “Social vs Asocial”.

Il tutto splendidamente coordinato dalla Dott.ssa  Neria De Giovanni – giornalista, Presidente dell’Associazione Internazionale Critici Letterari , con la collaborazione degli attori Fabiola Di Gianfilippo. Antonella Civale, Vincenzo Vivenzo e il regista Eitan Pitigliani, per la lettura delle motivazioni e la consegna dei premi.

Ma ciò che ha fortemente colpito i presenti è stato l’incontro tra due dei premiati (ritratti in foto in un cordiale abbraccio)  : il  Prof. Aldo Morrone , noto Specialista in malattie veneree e dermatologiche , Direttore Generale dei più importanti nosocomi della Capitale, membro di diverse organizzazioni internazionali, autore di più di 500 pubblicazioni ed il Prof. Davide Tutino, già docente di Storia e filosofia, resosi famoso per aver iniziato uno sciopero della fame a favore del diritto di non vaccinarsi contro il Sars-Covid 19.

Un esempio di cultura e di silenzioso scambio di opinioni , dal qual dovrebbe prendere spunto soprattutto chi ci governa, che molto ci fa riflettere su come e quanto la “verità stia sempre nel mezzo “, come l’una non escluda l’altra, certi che alla fine , tanto il Prof. Morrone quanto il Prof. Tutino, si saranno trovati d’accordo sui loro rispettivi intenti, il primo basato principalmente sulle emergenze di popolazioni bisognose, l’altro sulla coerenza e la necessità di esercitare un proprio diritto, in seno alla libertà di pensiero.
Complimenti al Presidente Virgilio Violo ed a tutto il suo Staff per il costruttivo evento.

 

 

  • Con un decreto d’urgenza (firmato il 6 luglio scorso), la giudice della seconda sezione del Tribunale civile di Firenze, Susanna Zanda, ha temporaneamente sospeso il provvedimento dell’Ordine degli Psicologi della Toscana che impediva ad una dottoressa di Pistoia di esercitare la propria attività professionale, in quanto non vaccinata.

    Si tratta, senza alcun dubbio, di una sentenza di enorme importanza non soltanto per la sorte della diretta interessata, ma anche e soprattutto perché ha il merito di riuscire a fare chiarezza, con logica rigorosa e inequivocabile, su alcuni aspetti iniqui, liberticidi e anticostituzionali che hanno caratterizzato i provvedimenti governativi assunti nell’ambito delle martellanti campagne vaccinali condotte nel nostro Paese.

     

    Questi i punti centrali delle motivazioni della sentenza:

     

    La Costituzione Italiana, in quanto “personocentrica”, dopo la tragica esperienza rappresentata dal nazifascismo, “non consente di sacrificare il singolo individuo per un interesse collettivo vero o supposto e tantomeno consente di sottoporlo a sperimentazioni mediche invasive della persona, senza il suo consenso libero e informato”.

    Non è possibile ipotizzare un simile consenso se, come nel caso in questione, “i componenti dei sieri e il meccanismo del loro funzionamento” si trovano coperti “non solo da segreto industriale ma anche, incomprensibilmente, da segreto “militare”. ”

    Mentre, dopo due anni, non è ancora possibile conoscere la reale natura dei sieri, né quali potranno risultare essere gli effetti a medio e a lungo termine (“come scritto dalle stesse case produttrici”), è invece accertato che “nel breve termine hanno già causato migliaia di decessi ed eventi avversi gravi”.

    L’articolo 32 della nostra Costituzione, come anche “le varie convenzioni sottoscritte dall’Italia vietano l’imposizione di trattamenti sanitari senza il consenso dell’interessato perché ne verrebbe lesa la sua DIGNITA’”.

    L’obbligo vaccinale imposto per poter continuare a lavorare viola gli articoli 4, 32 e 36 della Costituzione, i quali pongono al centro la persona, con l’obiettivo di difenderla “prima di tutto dallo Stato”.

    I “trattati internazionali vietano senza alcun dubbio qualunque trattamento sperimentale sugli esseri umani”.

    Regolamenti “come il n. 953/21 e risoluzioni UE come la n. 2361/21 (…) vietano agli stati membri di attuare discriminazioni in base allo stato vaccinale Sars Cov 2”.

    Le “autorità sanitarie della Regione Toscana e il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Toscana non possono non essere al corrente del dilagare dei contagi nonostante l’80/90 % della popolazione sia vaccinata contro Sars Cov 2 e sono anche al corrente o dovrebbero esserlo, del dilagare del contagio tra i vaccinati con tre dosi, degli eventi avversi anche gravi e mortali di soggetti vaccinati” (“dati pubblicati dallo stesso Ministero della Salute”).

    Sotto “un profilo epidemiologico la condizione del soggetto vaccinato non è dissimile da quello non vaccinato perché entrambi possono infettarsi, sviluppare la malattia e trasmettere il contagio” (come documentato dagli stessi report dell’AIFA).

    Il provvedimento dell’Ordine degli psicologi della Toscana costituisce, quindi, una “innegabile discriminazione” ai danni della dottoressa colpita, “rispetto ai colleghi vaccinati che possono continuare a lavorare pur avendo le stesse possibilità di infettarsi e di trasmettere il virus”.

     

 

 

 Conversazione con Linda Maggiori, autrice di Semi di Pace!*

 

Abbiamo conosciuto Linda Maggiori all’inizio di giugno, a Roma, alla presentazione del suo Semi di pace! (La nonviolenza per curare un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra, Centro Gandhi Edizioni), libro bellissimo, straordinariamente illuminante, capace di fornire preziose chiavi di lettura su quanto accaduto in questi ultimi anni terribili, e capace di suggerire, su basi anche sperimentali, possibili concrete ed efficaci alternative al disumano sistema dominante. Linda è veramente una persona ammirevole, per la fermezza, la coerenza e la forza gentile con cui cerca di portare  avanti non soltanto intelligenti discorsi controcorrente, ma anche e soprattutto per l’impegno da lei gioiosamente condotto nel praticare uno stile di vita ispirato con lucida sapienza a valori autenticamente ecopacifisti.

Con lei è nata la conversazione che segue.

 

  • “Discriminare un essere umano, che magari era tuo amico, cacciarlo da un bar o dall’università o da un bus, dalla propria casa, accettare il fatto di dover presentare una tessera per lavorare o studiare, respingere un parente perché ha fatto una scelta diversa dalla tua. Come è potuto accadere, come è stato accettato?”

Con queste parole, Linda, sei riuscita a mettere a fuoco, i due interrogativi cruciali relativi a quanto accaduto nel nostro Paese, nei mesi passati, con l’introduzione del green pass, nelle sue varie declinazioni.

Qualcosa di terribile è accaduto. Qualcosa che non avremmo mai, fino a poco tempo fa, potuto immaginare.  Ti ritieni soddisfatta delle risposte che sei riuscita a darti con la scrittura del tuo libro o ci sono ancora aspetti della vicenda che non riesci a spiegarti?

 

      Ancora adesso sono sconvolta dall'efficacia delle strategie di psicologia sociale di manipolazione del consenso. Terrorizzare, martellare con continui messaggi sempre uguali, trovare un capro espiatorio, mettere gli uni contro gli altri, aizzare la rabbia del popolo contro un ipotetico nemico interno, premiare gli zelanti, umiliare i riottosi... ha sempre funzionato e sempre funzionerà, anche nelle nostre "democrazie occidentali". Per me è davvero qualcosa di inedito, che fa crollare tanti punti di riferimento, e di difficile comprensione, ancora adesso. E' incredibile come si possa scatenare la guerra civile tra gente che fino a poco prima viveva senza problemi insieme. Ma la storia ce lo insegna da tempo, e non c'è forse niente di nuovo sotto al sole, come dice una musicista, che ha rilasciato una toccante testimonianza nel mio libro. Nel libro traccio la trama degli interessi che sono sotto a queste gestioni autoritarie e tecnocratiche delle crisi:  i grandi capitali finanziari traggono profitto da ogni crisi, come diceva Naomi Klein e lo abbiamo visto chi si è arricchito, chi è sprofondato. 

  • Difficile davvero resta e resterà il comprendere fino in fondo come sia stato possibile scardinare, con tanta facilità, i valori fondativi della moderna civiltà democratica relativi a libertà, uguaglianza e solidarietà.

 Tu esprimi stupore ed amarezza a proposito di come la sinistra italiana e i sindacati abbiano potuto tollerare e sostenere le misure governative liberticide e discriminatorie, anche le più severe.

 Ma, mi chiedo, non è ancora più sconcertante il silenzio o la complicità di buona parte del mondo cattolico, di quello del volontariato e dell’associazionismo (soprattutto quello relativo ai diritti umani)?

 

     Assolutamente sì, e aggiungo alla lista anche il mondo ambientalista dal quale io derivo. Ora che ne siamo fuori, o almeno siamo in mezzo ad una parentesi, è come se quel periodo di discriminazione sia un vuoto spazio temporale, un blackout di coscienza. Fino a qualche mese fa io (come tanti altri) ero trattata come un paria, esclusa dalle riunioni, respinta dai bus, o dalle biblioteche, e quasi nessuno degli amici attivisti si indignava, ma tollerava in silenzio o ne era un fiero sostenitore. Proprio coloro che da anni lottavano per le minoranze oppresse e per tutti gli emarginati, improvvisamente hanno accettato questa barriera invisibile, che separava umani da subumani, cittadini di serie A da cittadini di serie B. Hanno accettato la soppressione dei diritti di base. Qualcosa di pazzesco e surreale. Ora che siamo di nuovo tutti uguali, queste associazioni preferiscono glissare, non ricordare, non rivangare. C'è stato davvero un atteggiamento poco onesto da parte di tante associazioni. Uniche eccezioni: Amnesty, a gennaio, fece un timido comunicato contro le discriminazioni e anche Attac Roma lanciò pesanti e preoccupanti moniti, che ho prontamente citato nel libro, e ovviamente il mio gruppo Famiglie senza Auto. Per il resto il vuoto cosmico, a parte, come racconto, semi di pace che germogliavano qua e là, ma non da associazioni "storiche". 

  • Ampio spazio hai giustamente dedicato al mondo della scuola, probabilmente quello più flagellato dai vari provvedimenti governativi. Sei arrivata a scrivere parole durissime come le seguenti: “In pratica il governo ammette di usare una logica fascista” (p. 44) Qualcuno, certamente, potrà dire che hai esagerato …

      Sicuramente lo diranno, ma la logica purtroppo è quella. La logica fascista è sempre stata "credere, obbedire combattere" e così gli insegnanti non vaccinati, pur non essendo pericolosi, sono stati puniti per non aver obbedito. Non facevano male a nessuno, ma sono stati prima sospesi, poi demansionati, come un mobbing di stato. Una scuola che privilegia l'obbedienza cieca e punisce e umilia chi dissente usa una logica e una modalità educativa fascista, una pedagogia nera. Esattamente il contrario dell'insegnamento di Don Milani che diceva che l'obbedienza non è più una virtù!

 Nonostante questa devastante pressione per schiacciare la scuola pubblica, io ancora ci credo. Tutti e quattro i nostri figli vanno nelle scuole pubbliche, sono consigliera nel consiglio di istituto, e resto a combattere per migliorarle. So che ci sono tante scuole parentali, ma non tutti possono permettersi di pagare 2-300 euro al mese per ogni figlio. Non mi sembra neppure giusto che si stia andando verso un modello americano, con una scuola pubblica rottame e fiorenti scuole private.

 Come diceva ancora Don Milani, uscire da un problema insieme è politica, uscirne da soli è egoismo.

 

 

  • Il tuo libro parla veramente di tante cose. Una delle sezioni che ho trovato più interessanti e più originali è quella dedicata alle varie iniziative sorte per fronteggiare i disagi, le proibizioni e i problemi che si sono abbattuti su coloro (a volte intere famiglie) che non hanno accettato l’inoculazione forzata del cosiddetto “vaccino”.

Hai fatto veramente bene a raccontarci di tante esperienze e di tante iniziative belle, intelligenti e, soprattutto, utili! Non credi, però, che, nel complesso, la popolazione italiana abbia troppo subito e continui a troppo subire le strategie governative, senza esercitare nessuna forma di pensiero critico?

 

      Sì, nonostante tanti semi di pace germogliati qua e là, la veduta complessiva è desolante. Una società spaccata, divisa e piegata, dove chi crea alternative lo fa in modo pressoché clandestino. Come spesso accade, invece che riflettere su ciò che è accaduto e cercare di comprendere, si preferisce dimenticare e non parlarne. Per questo ho voluto scrivere un libro, perché è successo qualcosa di così grosso, nella nostra società, che non possiamo dimenticare. Anche la libertà di stampa è crollata. Anch'io ne ho fatto le spese. Collaboravo con un quotidiano di sinistra, ma dopo aver criticato pubblicamente la gestione della pandemia e la linea editoriale filogovernativa, sono stata di fatto messa da parte.

 La vita da freelance e scrittrice indipendente è sempre più difficile, in questo paese.

 

 *https://www.flipnews.org/component/k2/semi-di-pace-la-nonviolenza-per-curare-un-mondo-minacciato-da-crisi-ecologica-pandemia-e-guerra.html

 

 

 

A fine agosto del 2021, sull’ottimo giornale online La Pressa di Modena, è apparsa, a firma della  diciannovenne Camilla Dolcini, una originale Lettera all’essere umano*, in cui apparivano considerazioni e riflessioni di rara profondità in merito ai dolorosi processi degenerativi in atto nella psicologia e nella moralità individuali e collettive, in seguito al terrore pandemico e alle misure liberticide imposte a tutti noi. A tale Lettera, ha fatto seguito, il giorno 8 dello scorso mese, sempre ad opera della medesima studentessa, un corposo articolo** in cui sono state esaminate, con grande acutezza e con insolita sensibilità psicopedagogica,  le problematiche relative all’infanzia e all’adolescenza, legate alla attuale situazione di negazione dei più elementari fondamenti della civiltà costituzionale.

Ora, dopo aver già segnalato detto articolo***, sono felice di poter riportare  un’ampia conversazione grazie alla quale l’Autrice ha potuto riprendere ed approfondire i principali nodi tematici da lei precedentemente affrontati. Ciò nella convinzione che le parole di Camilla, tanto dense di saggezza e di intrinseca rigorosa logicità, scevre da asprezze e da nocivo livore, possano aiutarci a comprendere meglio la gravità di quanto ci sta accadendo e ad affrontare con maggiore lucida e ragionata speranza i giorni difficili che certamente ci attendono.

 

  • Camilla, tu parli di “una società sempre più disumana” per colpa di tanti adulti (fra cui molti genitori) “privi di cuore e di anima”. Come ti spieghi questo rapido progressivo imbarbarimento, questa galoppante desensibilizzazione generale? Paura? Ignoranza? Ipnosi di massa? Insomma: sono state le circostanze o le ben precise scelte politiche a farci diventare così? Oppure eravamo già così, ma non lo sapevamo?

 

Senz’altro le circostanze nelle quali abbiamo vissuto negli ultimi due anni hanno contribuito fortemente in questo processo di disumanizzazione che purtroppo ha colpito la società intera. La paura, alimentata anche da una propaganda martellante e malsana, ha giocato, prima su tutto, un ruolo molto importante. Essa, infatti, costituisce un sentimento molto forte e profondo, oserei dire totalizzante e, spesso, ci induce a pensare in modo confuso e irrazionale facendoci dimenticare quelli che sono i nostri principi, le nostre idee e i nostri punti di riferimento.

Quando abbiamo paura, infatti, tendiamo ad agire in modo impulsivo e il nostro scopo primario è quello di cercare di scappare a qualunque costo da questo sentimento che causa in noi un grande disagio. Non importa come. Basta trovare una via d’uscita. Se poi tale via d’uscita sia più o meno sensata, più o meno giusta o coerente con i nostri valori è solamente secondario.

Inoltre, alla paura, dobbiamo aggiungere altri fattori che sicuramente hanno contribuito a renderci tutti più insensibili come, ad esempio, l’isolamento e la progressiva perdita di socialità che hanno caratterizzato le nostre vite in questi due anni. Credo, infatti, che tutto ciò abbia portato a chiuderci sempre di più in noi stessi e a pensare in modo sempre più egoistico al nostro piccolo orticello, facendoci perdere il desiderio di confrontarci con l’altro e persino il semplice piacere di stare insieme.

Tuttavia, penso che, nonostante la paura, la propaganda e la mancanza di socialità tra le persone abbiano giocato un ruolo importante nel privarci di gran parte della nostra sensibilità. Era da tempo che la società mostrava delle serie lacune in quella che è la sua sfera etico-morale, sia da un punto di vista collettivo, sia per quanto riguarda il singolo, cioè ciascuno di noi.

La paura, l’isolamento sociale, l’ipnosi di massa infatti non hanno semplicemente condizionato e influenzato il nostro modo di relazionarci con l’altro e di vedere la realtà che ci circonda, ma sono stati capaci di dominare completamente le nostre vite assoggettando persino la nostra coscienza, la quale, invece, avrebbe dovuto aiutarci a superare nel modo più umano possibile questo momento difficile.

Personalmente, ritengo, che tutto ciò abbia svelato come quelli che ritenevamo i nostri valori universalmente riconosciuti, come ad esempio l’uguaglianza, la solidarietà, la difesa del pluralismo e delle libertà personali, il rispetto della dignità umana, la condanna nei confronti delle discriminazioni etc…, erano in realtà molto fragili e non abbastanza radicati nella nostra interiorità, nella quale invece covava un crescente sentimento di menefreghismo e povertà morale.

Devo inoltre aggiungere che già da tempo avvertivo intorno a me un mondo, una società con molte contraddizioni, nella quale spesso faticavo a identificarmi. Una società che definirei piatta e conformista, fondata sull’apparenza e la competizione, nella quale ormai da anni vi era poco spazio per la riflessione e il pensiero critico. Insomma, detto questo, credo che il progressivo imbarbarimento della società si fosse innescato ben prima della pandemia, ma le condizioni nelle quali abbiamo vissuto e le scelte politiche prese negli ultimi due anni lo abbia messo veramente in luce e, in alcuni casi, esasperato.

 

  • Nella tua analisi, poi, dopo aver elencato alcuni casi emblematici di sottrazione di diritti fondamentali per quanto riguarda, in particolare, gli adolescenti, ti soffermi sul timore che, nei nostri bambini e ragazzi, possa affermarsi quella che definisci una “idea malata di libertà”. Dall’altra parte, però, ti si potrebbe obiettare che la libertà implica sempre delle responsabilità verso gli altri e che, di conseguenza, deve necessariamente essere sottoposta a limitazioni, soprattutto in particolari momenti di pericolo collettivo.

 

Certamente, la propria libertà implica sempre delle responsabilità verso gli altri e qui mi sento di citare una ormai ricorrente frase che in questi mesi mi è stata ripetuta più volte: “La tua libertà finisce dove inizia la mia”. Un principio giustissimo, ma che ritengo inapplicabile ai provvedimenti presi negli ultimi mesi per contrastare l’avanzata del virus, in particolare per quanto riguarda lo strumento del green pass che è stata presentato come uno strumento in grado di garantire luoghi sicuri e permettere alle attività di restare aperte.

Oramai, è stato ampliamente dimostrato, anche dall’ondata di contagi di questo inverno, che non è affatto così, in quanto anche le persone che hanno scelto legittimamente e liberamente di vaccinarsi possono, purtroppo, infettarsi e contagiare. Dunque, quella presunta sottrazione di libertà in nome dell’interesse comune e della prevenzione nei confronti di un pericolo collettivo non è altro che un’ingiustizia fondata su una menzogna a sua volta costruita sulla base di un diffuso sentimento di paura.

Inoltre, credo sia doveroso spendere due parole sui concetti di benessere del singolo e rispetto della collettività. Per come la vedo io, credo che questi due aspetti non possano essere l’uno subordinato all’altro ma debbano, al contrario, coesistere. Sono entrambi importanti e penso che costituiscano i pilastri fondamentali di una società giusta, equilibrata e democratica. Voler creare una sorta di gerarchia tra questi due principi come è stato fatto negli ultimi mesi penalizza e svilisce entrambi. La società, infatti, è composta da individui, persone diverse con idee, pensieri e valori differenti, i quali contribuiscono personalmente a dare forma alla comunità in cui vivono, ognuno apportando il proprio unico e originale contributo. Tutti. Nessuno escluso. Ognuno a modo suo.

Ecco, detto questo, credo sia doveroso chiedersi in che tipo di società vogliamo vivere per poter stare bene ed essere felici. Personalmente ho sempre desiderato vivere in un mondo nel quale ci fosse posto per tutti, dove ognuno venga accolto e accettato per quello che è, perché credo che soltanto attraverso il rispetto reciproco e la valorizzazione del singolo, ogni persona possa rendersi disponibile a fare la propria parte per la collettività. In caso contrario, se l’individuo non viene rispettato, ma bensì giudicato, deriso o escluso per qualunque motivo, raramente egli sarà disposto ad avere a cuore il benessere altrui dopo aver subito un tale trattamento.

Credo che solo in questo modo potremmo davvero costruire una società equa, pacifica e soprattutto coesa, altrimenti rischiamo di dare vita ad un collettivo privo di personalità e di anima che non agisce tanto in nome dell’altruismo o del rispetto della comunità, ma per la necessità di conformarsi a ciò che è ritenuto socialmente accettabile. Insomma, credo che il rischio di una subordinazione delle libertà del singolo alla tutela della collettività sia proprio quello di dare origine ad una società in cui la salvaguardia di tutti viene sostituita con la repressione di pochi. Una società in cui il rispetto delle regole viene sostituito con l’obbedienza cieca a qualunque ordine. Una società in cui il bene e il male sono determinati da un pensiero unico e conforme.

Infine vorrei aggiungere che questa tanto propagandata tutela e rispetto della collettività stoni fortemente con l’individualismo che, purtroppo, ormai da anni caratterizza la società in cui viviamo, sempre più fondata sull’arroganza e la competizione, due aspetti che purtroppo predominano in ogni suo ambito, (scolastico, lavorativo, economico, sociale, politico etc…) e questo grazie anche al contributo di chi oggi, con una lieve nota di ipocrisia, insiste a schierarsi a fianco di coloro che si ritengono dalla parte giusta.

 

 

  • Tu parli anche di sfruttamento ai danni dei bambini vaccinati contrapposti strumentalmente ai “bambini cattivi”, arrivando a dire che sono “tutti vittime”. Si tratterebbe, secondo te, di una strategia ben ponderata o soltanto di grossolana ignoranza psico-pedagogica?

 

Personalmente, credo che lo sfruttamento e la strumentalizzazione abbiano rappresentato le principali strategie adottate negli ultimi due anni per diffondere nelle persone i sentimenti più negativi, come la paura, il senso di colpa, la rabbia. Prima è toccato a coloro che purtroppo hanno perso la vita durante la pandemia, poi alle persone più anziane e fragili e, infine, sono riusciti a colpire persino i bambini.

Per come la vedo io, queste strategie, specialmente se applicate a persone in un certo senso più deboli che necessitano di essere tutelate come, ad esempio, i minori, non siano soltanto frutto dell’ignoranza pedagogica di chi ha preso certe decisioni. Usare o strumentalizzare qualcuno, soprattutto se ciò viene fatto in contrapposizione a qualcun altro, è, a mio parere, un atto violento, meschino e soprattutto ben calcolato.

Lo sfruttamento, infatti, ha spesso dei fini e degli obiettivi ben precisi e raramente avviene per caso. Da mesi, mi pare che lo scopo primario di chi ci rappresenta sia quello di dividere e punire chi rifiuta di piegarsi a certi provvedimenti. Ma per raggiungere tale obiettivo, per punire qualcuno si deve necessariamente dare l’idea di “premiare” tutti gli altri, ed ecco che qua subentra quella che è la strumentalizzazione, l’inganno, l’atto violento di gratificare una persona non tanto perché la si stima, ma perché la si vuole usare per metterne un’altra in cattiva luce. Per farla breve questo tipo di sfruttamento consiste nel servirsi indirettamente di alcuni per fare del male ad altri.

A tale scopo, se si fa riferimento ai bambini, aggiungerei anche la volontà da parte di chi ha messo in campo questi provvedimenti di educare all’obbedienza, al conformismo e alla demonizzazione del diverso. I ragazzini, infatti, non essendo ancora abbastanza maturi per distinguere ciò che è bene da ciò che è male, rappresentano delle ottime prede per chi desidera dare vita ad una società fondata sul pensiero unico e sull’intolleranza.

 

  • Il tuo articolo si chiude con una nota di speranza e di fiducia proprio nei bambini e nella loro “coscienza ancora in formazione”, mentre nella tua Lettera ad un essere umano * concludi invitandoci a spegnere la televisione e a guardarci dentro, ad ascoltare il nostro cuore e la nostra anima, a non sentirci odiati e a non rispondere con l’odio a chi ci odia, a “Non darla vinta a chi ha creato questa guerra civile invisibile e subdola.” Soltanto belle espressioni scaturite dalla tua solare sfera emozionale (magari con chiara funzione consolatoria), oppure opinioni alimentate e sostenute da una tua personale filosofia di vita?

 

 Sicuramente ripongo una grande fiducia nei bambini, perché, proprio grazie alla loro coscienza ancora in formazione, al loro animo puro e non ancora corrotto dagli egoismi e dagli interessi personali, possono davvero offrici una grande lezione di umanità. Credo che, ogni volta che nel mondo nasce un bambino, egli rappresenti un’occasione per la società di rigenerarsi.

Questo mio pensiero non è solo una convinzione personale, ma credo che dovrebbe diventare una necessità per tutti noi. E’ dal bambino, infatti, che si costruisce l’uomo e soltanto se riusciremo a preservare la sua purezza e la sua bontà potremmo far crescere adulti responsabili e onesti.

E’ una necessità, così come dovrebbe esserlo anche il bisogno di guardarsi dentro e fare i conti con la propria interiorità, perché credo che soltanto in questo modo possiamo preservare la nostra coscienza e sviluppare un patrimonio di valori in grado di guidarci nelle nostre azioni.

Infine, per quanto riguarda il mio invito a non rispondere all’odio con l’odio e non farsi condizionare dai sentimenti negativi, ammetto che la sua componente consolatoria è un aspetto molto significativo. In questi mesi, infatti, vedere la progressiva spaccatura che si è venuta a creare nella società mi ha causato molta sofferenza e delusione e cercare di non darla vinta a questa disumana contrapposizione è stato, prima di tutto, un modo per farmi coraggio. Tuttavia, soprattutto nell’ultimo periodo, devo dire che sta diventando un’impresa sempre più difficile. Perciò non lo definirei una vera e propria filosofia di vita maturata e consolidata ma una sorta d’impegno, di tentativo o di obiettivo verso cui tendere per cercare di continuare a vivere in armonia con i miei principi e la mia coscienza, ai quali non posso assolutamente rinunciare.

 

* https://www.lapressa.it/articoli/il_punto/lettera-allessere-umano-parole-di-luce-da-una-studentessa-modenese

** https://www.lapressa.it/articoli/parola_d_autore/follia-green-pass-i-bambini-prime-vittime-di-una-societ-disumana

*** https://www.flipnews.org/component/k2/i-bambini-principali-vittime-della-strategia-dei-green-pass.html

 

 

Spunti tratti dal libro di Bruno Melas “La Bibbia, gli Ebrei e le altre storie”

 

 

            Per chi pensi che 20.000 italiani infoibati siano poca cosa in confronto con i 6 milioni di Ebrei uccisi dai nazisti, ricordiamo che:

1)     Stalin il 17 agosto 1942 disse a Churchill che in Russia era stato necessario uccidere 10 milioni di Kulaki per la loro opposizione alla collettivizzazione delle fattorie. E non esistono stime attendibili per gli stermini successivi voluti da Stalin. Ma secondo il premio nobel Solzenitsyn, dal  1918 al 1953 Stalin avrebbe fatto uccidere circa 66.700.000 persone.

2)     Mao Tse Tung dal 1949 al 1965 ha fatto uccidere almeno 26 milioni di cinesi, senza che né cristiani né ebrei abbiano fatto nulla per impedirlo. Secondo uno studio pubblicato sul Figaro nel novembre del 1978 le vittime cinesi sarebbero state 63. 700.000.

3)     Pol Pot dal 1975 al 1979 ha fatto uccidere circa 3 milioni di Cambogiani armeni, su una popolazione totale di 8 milioni.

4)     I turchi nel 1915 hanno massacrato 2 milioni di cristiani armeni.

5)     I Negri americani rivendicano l’esistenza di un grande olocausto nero perpetrato per tre secoli ai danni dei Negri africani, deportati a decine di milioni nelle americhe.  I gruppi di Negri americani rimproverano in particolare agli Ebrei, titolari dell’unico olocausto riconosciuto, di aver gestito una grossa fetta del mercato degli schiavi.

Quello che viene ricordato con insistenza è quello degli Ebrei, ammesso che le vittime siano ugualmente rispettabili indipendentemente dalla razza o dalla religione, occorre domandarsi quale sia in criterio di questa scelta:

1)     Se il criterio è il numero dei morti allora occorre ricordare prima quello di  Mao o di Stalin;

2)     Se il criterio è quello del fatto più recente allora occorre ricordare prima quello di Pol Pot, poi quello di Mao;

3)     Se il criterio è quello della vicinanza geografica ed etnica allora agli italiani occorre ricordare quello delle foibe;

4)     Se il criterio è quello della durata allora è primo l’olocausto nero:

Evidentemente il criterio non è tra questi 4. Ma chi ci ricorda con insistenza sempre lo stesso olocausto non ritiene le vittime ugualmente rispettabili indipendentemente dalla razza o dalla religione. Il genocidio degli Ebrei è più grave del genocidio degli Zingari o dei Kulaki o dei Cinesi o dei Negri?

Quanto poi ai campi di concentramento questi furono usati precedentemente dagli Inglesi in Sudafrica nel 1900-1902 durante la guerra contro i Boeri (contadini ed allevatori di origine olandese): nella seconda fase della guerra; i Boeri difendevano la loro terra con una guerriglia di stampo resistenziale. Gli Inglesi incendiarono allora 40.000 fattorie, ne distrussero i raccolti, abbatterono o confiscarono il bestiame e deportarono figli e mogli dei Boeri in campi di concentramento. Vi fu un vero e proprio genocidio. Il tasso di mortalità raggiunse tra i Boeri proporzioni spaventose: il 36% degli adulti e l’88% dei bambini. Di queste, pur essendo cifre superiori a quelle dei campi di concentramento nazisti, non se ne parla mai, né mai si fanno film per ricordare le colpe dei grandi crimini e criminali della storia.

 

Un toccante articolo di Camilla Dolcini.

Mentre prosegue asfissiante, da parte dei principali soggetti mediatici, la campagna filogovernativa, mirante a glorificare in maniera indecorosamente propagandistica la bontà indiscussa e indiscutibile dei cosiddetti “vaccini anticovid”, ridicolizzando, infangando e criminalizzando - al contempo - tutti coloro che, non volendo abbandonare l’uso del pensiero autonomo, continuano a sollevare e proporre dubbi, perplessità e analisi critiche, capita, fortunatamente, nel grande universo della libera informazione, di trovare interventi di grande intelligenza e di ricco spessore civile. E’ quanto mi è potuto accadere con l’imbattermi nello splendido articolo di Camilla Dolcini su La Pressa dell’8 febbraio (https://www.lapressa.it/articoli/parola_d_autore/follia-green-pass-i-bambini-prime-vittime-di-una-societ-disumana).

In questo articolo, la giovanissima Camilla, mettendo in luce una sensibilità psicopedagogica davvero pregevole, affronta un problema dolorosamente molto, troppo trascurato: quello delle conseguenze rovinose che la strategia dei green pass sta producendo nell’esistenza dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.

Oggi un ragazzino di appena dodici anni, - scrive - sprovvisto di super green pass non può salire sul bus per andare a scuola, venendo così ostacolato in quello che è il suo diritto allo studio, un diritto primario di ogni bambino o ragazzo in un paese civile e democratico come ormai un tempo era il nostro.

Oggi un ragazzino di appena dodici anni sprovvisto di super green pass non più fare sport, un’attività fondamentale per il benessere psico-fisico degli adolescenti e che fino a poco tempo fa medici, psicologici ed educatori raccomandavano di praticare.

Oggi un ragazzino di appena dodici anni sprovvisto di super green pass non può più andare al cinema o mangiare una pizza insieme agli amici, venendo così privato di quella vita sociale che per gli adolescenti costituisce una vera e propria necessità.

Oggi un bambino non vaccinato, nel caso in cui in classe vi sia un determinato numero di alunni positivi è costretto a rimanere in DAD, persino alla scuola primaria, mentre i suoi compagni inoculati possono tranquillamente andare a scuola, nonostante alcuni esponenti politici abbiano dichiarato espressamente che la didattica a distanza sia una pratica che crea profonde discriminazioni e disuguaglianze.

Oggi un ragazzino non vaccinato rappresenta un potenziale pericolo per la società, egli fa parte dei cattivi, dei nemici e per questo deve pagare. Deve pagare, ma senza aver fatto nulla di male, senza aver avuto alcuna voce in capitolo per la sua attuale condizione. Deve pagare per le scelte compiute legittimamente dai suoi genitori, ai quali secondo alcuni dovrebbe essere attribuita la colpa per la sofferenza dei propri figli.

Oggi ad un ragazzino di appena dodici anni in possesso di super green pass, non ancora in grado di distinguere con chiarezza ciò che è bene da ciò che è male vista la sua giovane età, è concesso salire sui mezzi pubblici, giocare a calcio, andare al cinema e al ristorante, rimanere in classe con i suoi compagni. A lui è concesso, è proprio questo il problema. Tutte queste attività non dovrebbero essere concesse, ma rappresentano, al contrario, una serie di diritti e di libertà che ogni ragazzo, dovrebbe possedere fin dalla nascita e che la Costituzione stessa gli garantisce a prescindere dalla sua etnia, religione, classe sociale e quanto meno dalle scelte sanitarie che i suoi genitori hanno compiuto per lui.

Oggi, dunque, un ragazzino di appena dodici anni in possesso di un super green pass che gli concede di vivere una vita relativamente normale, rischia di maturare un’idea malata di libertà, vincolata unicamente ad un passaporto sanitario, un lasciapassare che funge da permesso per esercitare i propri diritti costituzionali. Un’idea di libertà materiale, slegata dal suo significato più profondo intrinsecamente connesso alla dignità umana.

Oggi un ragazzino di appena dodici anni in possesso di super Green pass, rischia di crescere con la convinzione che sia accettabile discriminare gli altri, che bambini della sua stessa età con i quali ha sempre condiviso momenti ed esperienze di vita meritino di essere tagliati fuori perché i loro genitori hanno compiuto una determinata scelta, senza che nessuno si preoccupi delle conseguenze che tale atteggiamento potrebbe avere a lungo andare sulla società, senza che nessuno pensi che un domani, quando ormai odiare, discriminare ed escludere, sarà divenuto normale, il nuovo cattivo, il nuovo nemico potrebbe essere proprio quel ragazzo che oggi sembra apparentemente salvo grazie al suo lasciapassare.

Oggi un bambino i cui genitori hanno scelto altrettanto legittimamente di sottoporlo alla vaccinazione viene sfruttato dai media e dalle istituzioni per contrapporre a quei bambini cattivi, ai piccoli nemici non vaccinati, ai figli dei colpevoli, un modello di bambino buono e virtuoso che merita un premio o un attestato di coraggio. Ma la verità è che quel bambino, come ogni altro minore, meriterebbe solo di essere rispettato e tutelato e non strumentalizzato in modo così falso e meschino
.”

E i bambini, ci dice Camilla, in questa società spaccata in due dalla mannaia dell’odio sociale e schiavizzata e abbrutita dal terrore, sono tutti (vaccinati e non) vittime incolpevoli e inconsapevoli. Gli uni ingannati, gli altri emarginati. Gli uni usati e strumentalizzati, gli altri emarginati e ghettizzati.

Tutto ciò nell’indifferenza o, addirittura, nel compiacimento vergognoso degli adulti. E, aggiungerei, molto spesso con il silenzio o con il supporto imperdonabile (diretto o indiretto) del mondo delle chiese, delle associazioni civili, delle istituzioni caritatevoli, ecc.

Tutto ciò mentre era tutto un ipocrita blaterare di responsabilità sociali e di doveri civici. Tutto ciò con la complicità di tutti coloro (poliziotti, allenatori sportivi, insegnanti, ecc.) che avrebbero dovuto tutelare i bambini, impedendo qualsiasi forma di discriminazione ai loro danni.

Tutto ciò grazie a

tutti quegli uomini e quelle donne, che in molti casi sono anche padri e madri, i quali pur di non rinunciare alla propria tranquilla e mediocre esistenza apparentemente non minacciata da queste restrizioni perché magari i loro figli hanno il lasciapassare oppure sono ancora troppo piccoli per dover sottostare a queste regole, hanno preferito chiudere gli occhi e abbandonarsi ad un atteggiamento di impotenza e oserei dire di vigliaccheria.”

Bellissima, in particolar modo, la conclusione (di spirito decisamente montessoriano) dell’articolo:

a salvare questa società impazzita e disumanizzata, ipnotizzata, accecata e desensibilizzata, potranno essere LORO, soltanto loro, i bambini e i ragazzi che rifiuteranno di lasciarsi ingabbiare nelle nostre paure, nelle nostre bassezze, nelle nostre logiche ciniche ed opportunistiche di divisione e di esclusione!



 

Gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo italiano in nome della emergenza pandemica vanno a colpire ancor più gravemente le fondamenta stesse della nostra civiltà democratica, rendendo, di fatto, cittadini di serie Z tutti coloro che continuano a rifiutarsi di sottoporsi alla cosiddetta vaccinazione anticovid. Tali cittadini, che non fanno altro che avvalersi legittimamente del diritto contemplato dalla nostra Costituzione di libera scelta in ambito sanitario, vengono progressivamente espulsi dalla vita sociale e sottoposti a restrizioni sempre più severe che li obbligano, in pratica, ad una vera e propria ghettizzazione.

Purtroppo, a molti di coloro che si trovano in sintonia con la linea governativa e con il pensiero mediaticamente dominante, sfuggono gli aspetti barbaricamente antidemocratici di tali provvedimenti, sfugge la loro gravità abnorme, sfugge, soprattutto, la portata incommensurabile del disagio e della sofferenza a cui vengono condannati i cosiddetti ribelli novax.

E’ nostra speranza, pertanto, che la lettera che qui presentiamo, inviataci da un caro amico professore di Filosofia in pensione, possa risultare di aiuto nel mettere meglio a fuoco la dolorosa realtà che si sta imponendo nel nostro Paese.

È solo uno sfogo.

 I giovani che continuano a rifiutare i cosiddetti “vaccini”, oltre a non poter accedere a palestre e piscine, non possono neppure praticare sport di squadra all’aperto.I  vaccinati POSITIVI possono fare tutto liberamente; il non vaccinato NEGATIVO è in gabbia come me. Il malato di covid guarito e difeso dagli anticorpi naturali, ben più forti e duraturi di quelli prodotti dal vaccino, si dovrà vaccinare, altrimenti in gabbia pure lui. Fuori posso fermarmi a parlare con gli amici che incontro, ma non posso bere un caffè al bar, né al bancone né all’aperto.

 La passeggiata in campagna per raggiungere Padova, partendo da Venezia e  rispettando le regole, è stata proibita a persone sia pro che contro i vaccini,  assolutamente pacifiche, senza cartelli, senza slogan, senza simboli di nessun genere, che facevano questa (ripeto) passeggiata SOLO per il ripristino delle libertà costituzionali: ad attenderle, all' ingresso del primo paesino prima di Padova, c'era la polizia in assetto antisommossa.

Dopo una manifestazione autorizzata,  chi si trattiene a parlare viene prelevato e schedato.

Se invii un messaggio in cui compare una parola di sdegno contro quello che sta accadendo ti oscurano per giorni: è successo varie volte.

Continua la narrazione a senso unico senza mai una voce dissenziente sui canali nazionali.

I farmaci validi, proposti ed utilizzati da tanti medici coscienziosi, continuano ad essere boicottati, la gente continua ad ammalarsi senza cure domiciliari precoci e muore. Le varianti continuano a moltiplicarsi, probabilmente proprio su stimolazione dei cosiddetti “vaccini, e le vaccinazioni continueranno all' infinito con profitti miliardari (40 miliardi in un anno Pfizer). La tachipirina non è uno sfiammante e quando ci si ammala di covid è  assolutamente controindicata, ma è prescritta dal CTS. Il covid è  diventato, di colpo, una malattia pediatrica.

Continua il silenzio sulle decine di migliaia di morti da vaccino e sui milioni di gravi effetti avversi da vaccino in Europa (dati EMA).

I non vaccinati possono fare solo due cose:  la spesa e acquistare le medicine. Vengono privati dello STIPENDIO anche se devono accudire un parente disabile non autosufficiente. 

Non possono più esprimere liberamente un proprio parere non in linea con la narrativa di regime senza venire ammoniti e schedati. Le poche emittenti che ospitano medici non allineati vengono spesso oscurate. Non c'è più libertà  di opinione, di parola, di riunione in luogo pubblico.

 I vaccini messi in commercio  sono scarsissimamente efficaci,   gravidi di controindicazioni e di gravissime incognite ( queste ultime dichiarate dalle stesse case produttrici insieme all' ammissione che si tratta di prodotti in fase ancora pienamente sperimentale). L' OMS,  nonostante sia fortemente condizionata dalle pressioni esercitate dai suoi finanziatori, nella stragrande maggioranza privati, ha espresso parere chiaramente contrario alla vaccinazione dei bambini. Eppure …

Draghi ha fatto carriera nelle banche e con le multinazionali e, dal 1992, ha  iniziato la politica delle privatizzazioni e della svendita delle nostre eccellenze in tutti i settori.

La scienza vive di confronti e di dibattiti: nel CTS vige il pensiero unico e Speranza è  laureato in legge.

 La Costituzione è continuamente VIOLATA nei suoi principi FONDAMENTALI. In parlamento si parla con una sola voce e, a volte, con qualche pigolio prima di dare il proprio assenso all' autocrate.

Non potrò più acquistare un libro, un paio di scarpe, un maglione, degli occhiali, delle stoviglie, prendermi un caffè nemmeno da solo all' aperto.

Non potrò vedere un film, non potrò spedire un pacco, non potròprendere il bus, il treno.

Non potrò viaggiare con NESSUN mezzo anche se sono NEGATIVO al tampone. I vaccinati (che contagiano e si contagiano perlomeno come i non vaccinati) hanno potuto fare quello che hanno voluto e si sono recati ovunque e ora, come ho ricordato, anche se POSITIVI, possono recarsi dove vogliono (con l' unico obbligo della mascherina). Per LORO,  io e quelli come me, siamo terroristi, complottisti, terrapiattisti.

 Ciò nonostante, pare che la maggior parte degli italiani creda ancora di vivere in democrazia. A questo punto, preferirei che a diventare presidente della repubblica fosse Berlusconi piuttosto che Draghi.

 Però, ho ancora dei dubbi: si è candidata alla presidenza della repubblica anche Gianna Nannini!

Alberto

30/12/21 - All’evento “Diplomazia umanitaria e diritti umani: teoria e pratica”, organizzato dall’Università Federale degli Urali (Ekaterinburg, Russia), hanno partecipato ricercatori e professionisti russi e stranieri – Lyudmila Berg, viceministro delle relazioni economiche internazionali e straniere della regione di Sverdlovsk, Rashid Aluash, responsabile del Programma congiunto della Federazione Russa e dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per Diritti Umani, Anastasia Kushleiko, Consigliere per i Programmi Preventivi e Leader del Settore per l’Asia-Pacifico e l’Eurasia presso il Dipartimento di Diritto e Politica Umanitaria della sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa; Wellington Pereira Carneiro, consigliere giuridico senior, Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; Tatyana Zonova, PhD, Professore del Dipartimento di Diplomazia presso MGIMO (Università), Elizaveta Gromoglasova, Ph.D., Esperto del Russian International Affairs Council, Tiberio Graziani, Presidente del Vision & Global Trends Analytical Center (Italia); Pasquale Policastro, professore all’Università di Stettino, direttore del centro “Cattedra UNESCO per i diritti umani, la pace, la democrazia, la tolleranza della comprensione internazionale”, PhD, Olga Bogatyreva, professore associato del Dipartimento di teoria e storia delle relazioni internazionale dell’UGI Ksenia Tabarintseva-Romanova, ecc.

I partecipanti provenienti da Russia, Italia, Polonia, Brasile, Svizzera e altri hanno discusso problemi di attualità di teoria e pratica del settore umanitario della diplomazia moderna. Durante la discussione sono stati evidenziati i seguenti aspetti teorici e metodologici nello studio della moderna diplomazia umanitaria:

1) la diplomazia umanitaria è l’arte di tradurre le componenti umanitarie in un piano politico e pratico (A.S. Kushleiko);

2) la diplomazia umanitaria è diplomazia del potere “soft”; un ruolo speciale nelle situazioni moderne nella risoluzione delle questioni diplomatiche dovrebbe essere assegnato alle ONG (T.V. Zonova);

3) la tutela dei diritti umani non deve trasformarsi in uno scontro di interessi geopolitici e non può dipendere dall’“egoismo” nazionale nella sua interpretazione e attuazione. La tutela dei diritti umani, inoltre, affinché sia efficace nella sua attuazione, anche in campo diplomatico, deve, paradossalmente, emanciparsi criticamente dalla sua ideologia fondativa quella del “dirittoumanismo”, imperniata sulla esclusiva interpretazione occidentale dell’essere umano, tener conto delle variegate culture dei popoli che abitano il Globo e trovare un equilibrio con la tutela dei diritti collettivi (T. Graziani);

4) Il concetto di diplomazia umanitaria al momento può essere piuttosto voluminoso e capiente. Può includere obblighi per proteggere le persone da varie minacce (create dall’uomo e non dall’uomo) e un’agenda positiva (ad esempio: promozione di iniziative culturali, scambi educativi, cooperazione scientifica). Tutta questa agenda positiva non ha perso la sua rilevanza. La pandemia ci ha mostrato che la minaccia alla vita non protetta è universale, globale. La minaccia di uno stato di emergenza, di cui scrive D. Agamben, mostrando come in tali condizioni nasce e si diffonde la “vita nuda” – è rilevante sia per i singoli paesi che per il mondo nel suo insieme in relazione all’introduzione di restrizioni, in connessione con l’appello degli Stati a tutti più a strategie di politica estera di mutua esclusione. Ad esempio, si può condurre una politica di sanzioni unilaterali volta a dimostrare il proprio potere sovrano e guidata dal desiderio di punire arbitrariamente quei paesi che perseguono un corso di politica estera indipendente (E.S. Gromoglasova);

5) Lo sviluppo di una cittadinanza transnazionale diretta a salvaguardare la nostra casa comune, ovvero la Biosfera, apre la strada ad una diplomazia, nella quale gli individui da una parte pongono i loro buoni uffici a disposizione delle comunità dei singoli stati. Dall’altra, chiama le diplomazie degli Stati, e le loro amministrazioni ad una attività di ascolto della società civile diretta a sviluppare una cittadinanza diretta al servizio per la protezione della Casa comune. Le opzioni che sono in grado di sostenere ogni comunità statale andando al di là delle differenze, e soprattutto evitando strumentalizzazioni dei discorsi e degli argomenti in favore della protezione dell’ambiente, appaiono così un importante elemento di ausilio per ricostituire le relazioni tra gli Stati (P. Policastro);

6) La moderna diplomazia umanitaria è multivettoriale e polimodale. Coinvolge stati, organizzazioni intergovernative, associazioni di integrazione e ONG, poiché i problemi umanitari globali possono essere risolti solo da sforzi congiunti di attori statali e non statali. La diplomazia umanitaria, basata sui classici principi umanitari di umanità, imparzialità e neutralità, nel XXI secolo è completata dai principi del rispetto e della protezione dei diritti e delle libertà umani e dell’umanesimo della sostenibilità. In accordo con il concetto di “triplo legame”, l’azione umanitaria moderna include non solo la fornitura di assistenza umanitaria di emergenza, ma anche di costruzione della pace e progetti a lungo termine volti allo sviluppo e all’attuazione dell’Agenda 2030 (O. N. Bogatyreva);

7) il concetto di diplomazia umanitaria è finalizzato all’implementazione di diverse modalità: 1) percettiva – una percezione positiva a livello internazionale di un paese / organizzazione internazionale; 2) emotiva: aiutare i gruppi vulnerabili della popolazione; cura per l’ambiente; 3) logica e semantica – l’attuazione e la tutela dei diritti umani, costruendo un dialogo interculturale; prevenzione dei conflitti. La diplomazia umanitaria come concetto ombrello poggia su due pilastri: la fornitura di assistenza umanitaria e il raggiungimento degli SDGs, mentre la protezione e l’attuazione dei diritti umani saranno una risorsa per l’attuazione di questo tipo di diplomazia, e la cooperazione umanitaria è l’obiettivo stabilito pratica di applicazione/interazione degli stati (KM Tabarintseva-Romanova).

La tavola rotonda si è svolta nell’ambito del progetto RFBR n. 20-014-00033 A “Il concetto di diplomazia umanitaria polimodale: implementazione, strumenti e modelli di civiltà”.

 per gentile concessione di Vision and Global Trends

No, non potrà essere un Buon Natale il Natale di questo orribile 2021.

Perché sarà un Natale in cui una parte della popolazione, per il fatto di non aver accettato di farsi inoculare un farmaco di natura sperimentale ricco di incognite, si ritroverà escluso dalla vita sociale, fatto oggetto di discriminazioni fino a poco tempo fa assolutamente inimmaginabili.

Per molti nostri concittadini, che non hanno commesso alcun reato, che hanno servito onestamente lo Stato in mille modi (medici, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, ecc.), sarà un Natale in cui non sarà possibile salire su un bus o prendere un caffè al bar.

E per molti sarà un Natale in cui si ritroveranno costretti a dover scegliere fra il continuare a rispettare la propria coscienza e il continuare a portare il pane quotidiano nelle proprie case.

Sarà un Natale in cui tanti genitori si ritroveranno ad interrogarsi in merito a quali scelte fare per i propri figli, dibattendosi fra il timore di poter esporli a danni gravissimi, da una parte, e la prospettiva di renderli degli emarginati, esclusi da tutto, dall 'altro.

Sarà un Natale in cui i Diritti Umani non saranno gli stessi per tutti.

Sarà un Natale in cui i valori della Fratellanza saranno traditi e ingiuriati.

Abbiamo davvero bisogno di farci gli Auguri!

Auguri di conservare la nostra capacità di giudizio autonomo, di conservare spirito di tolleranza, disponibilità al dialogo, sentimenti di autentica solidarietà, soprattutto verso le tante vittime delle tante ingiustizie.

Auguri di riuscire a tenere viva in noi, nonostante l'imbarbarimento dilagante e dominante, la fiducia in un futuro di Luce e di Saggezza.

 

Pierre-André Udressy è una ex guardia svizzera che, non intendendo sottostare all’obbligo vaccinale imposto dalle autorità vaticane, insieme a pochi altri colleghi, ha preferito accettare di subire il provvedimento di licenziamento. Ha voluto, però, anche cercare di esprimere e di comunicare le proprie riflessioni, rivolgendosi direttamente al pontefice con una lettera aperta, ricca di dignità quanto di contenuti, pubblicata dal sito web Renovatio 21 (https://www.renovatio21.com/lettera-aperta-di-una-guardia-svizzera-che-ha-resistito-alla-vaccinazione-obbligatoria-in-vaticano/).

E, pochi giorni dopo, sempre sullo stesso sito, è apparsa una intervista a Udressy che permette di meglio comprendere le ragioni che lo hanno condotto ad operare una scelta di tale rilevanza. (https://www.renovatio21.com/per-me-cattolico-e-qualcosa-che-non-e-umano-intervista-alla-guardia-svizzera-che-ha-rifiutato-il-vaccino-obbligatorio-in-vaticano/)

La ex guardia svizzera, partendo dal presupposto filosofico secondo cui il dubbio andrebbe considerato come il vero padre della conoscenza, sottolinea l’entità dei rischi e della pericolosità degli attuali “vaccini anticovid”, non sufficientemente testati.

“La frequenza di incidenti mortali - scrive - dopo la vaccinazione è “sottostimata”, secondo il Direttore dell’Università di Heidelberg, Peter Schirmacher, che aggiunge: ‘Il vaccino è la causa della morte nel 30-40% delle autopsie delle persone vaccinate di recente’ “.

Inoltre, anche l’efficacia stessa dei vaccini somministrati risulterebbe alquanto incerta, come dimostrerebbe il caso dei membri della Guardia Svizzera, tutti vaccinati, risultati positivi al COVID-19, nonché la situazione critica di Israele, uno dei paesi più vaccinati al mondo.

Ma particolarmente degne di attenzione risultano le sue parole destinate a mettere in luce la sua esigenza di “testimoniare e sostenere così tutti quelli che si permettono di pensare diversamente, di reagire con intelligenza ed evitare con convinzione ciò che non è ragionevole”.

“Quanti dei miei cari colleghi - dice - hanno purtroppo ceduto a un trattamento medico a cui non davano pieno consenso, obbligati dalla forza, per riottenere delle libertà? Per me - aggiunge - è fondamentale difendere con convinzione la Libertà. Perché dovrei obbligarmi a qualcosa della cui assurdità sono cosciente?”

Ma la parte della lettera indubbiamente più interessante è quella che mette in chiara evidenza l’oggettiva contraddittorietà della posizione ipervaccinista assunta da papa Francesco rispetto a quelle che sono le posizioni tradizionali della Chiesa cattolica, limpidamente espresse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 21 dicembre 2020, secondo cui

appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”.

Inoltre, il documento della Pontificia Accademia per la Vita, del 5 giugno 2005, afferma con chiarezza che è doveroso combattere i “vaccini illeciti”, ossia quelli “preparati da feti umani abortiti, arrivando anche ad auspicare l’obiezione di coscienza da parte del personale medico cattolico

rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva.”

“Ora - prosegue Udressy - il Vaticano, l’istituzione della Chiesa, ha scelto il vaccino Pfizer, testato su linee cellulari abortive. Che pensare? Addirittura impone il vaccino a tutti i suoi dipendenti, benché come Stato sovrano, avrebbe la possibilità di scegliere dei prodotti non contaminati dall’aborto, che pure esistono.

Come cattolico che segue il Magistero, avrei il dovere di battermi contro le scelte vaccinali della Città del Vaticano?

Se si leggono i documenti citati, si deve rispondere di sì.

(…)

Ciò che è certo in tutto questo, - conclude - è che quanto stiamo vivendo non ha più niente di umano né tantomeno di cristiano, ed è davvero intollerabile vedere la santa Città del Vaticano arrivare a questo punto!”

Pierre André, da cattolico coerente, ha scelto di non essere più al servizio del papa e di ritornare, all’età di 24 anni, nel suo Canton Vallese. Riprenderà presto, senza lasciapassare verde ma con animo lieto, il suo vecchio lavoro di falegname.

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